È bastato fare due conti per scoprire che oltre alle nuove gabelle sulla farmaceutica e sulle prescrizioni specialistiche la Finanziaria Prodi ha tagliato i fondi pure per la medicina penitenziaria.
Già, quasi si stenterebbe a crederlo se non fosse che il vicepresidente della commissione Sanità del Senato Cesare Cursi (An) ha presentato uninterrogazione ai ministri della Giustizia, Clemente Mastella, e della Salute, Livia Turco, per denunciare il taglio di oltre 13 milioni di euro alle cure mediche a chi vive in regime di detenzione e che «comporterà enormi disagi a causa della riduzione dei fondi per i farmaci e per lerogazione delle terapie, compresi i ricoveri ospedalieri nonché per il personale sanitario allinterno delle carceri italiane e - chiosa il senatore - il Lazio con la sua ampia popolazione carceraria pagherà un caro prezzo. Pensiamo a istituti di pena come Rebibbia, Regina Coeli, Paliano e Mammagialla dove le maggiori difficoltà riguarderanno soprattutto continuare a garantire la profilassi di quelle patologie che in carcere sono maggiormente diffuse e necessitano di farmaci salvavita. Si tratta di retrovirali contro lAids, interferone per lepatite B e C, oltre al metadone e la fornitura di protesi».
Con questa realtà davanti porsi domande non è peregrino. Ma non è proprio la sinistra quellimpenitente paladina della popolazione carceraria bistrattata? E ancora. Questa stessa sinistra non è quella che non perde un attimo per portare avanti rivendicazioni come pari opportunità per i reclusi e condizioni meno disumane nelle carceri del Lazio dove la densità nelle celle è sempre troppo alta? Basta poco a far calare il velo su questi luoghi comuni: alla luce dei fatti odierni le pari opportunità in carcere rappresentano solo unoperazione di facciata. Ma se è davvero calato il velo allora, un provvedimento del genere, che si andrebbe a ripercuotere sul Lazio per circa il 10 per cento di quel taglio netto di 13milioni di euro quale grande dissenso dovrebbe suscitare? Molto dissenso anche se, a oggi, nessuno parla, neanche un fiato. Neppure da coloro che rivestono il ruolo di garanti dei detenuti nellente territoriale regionale tantomeno i diretti referenti nelle carceri del Lazio. Un bisbiglio di contrarietà sè alzato a Bologna. Qui infatti è venuto fuori che «la riduzione dei finanziamenti è un fatto a largo raggio su tutta lassistenza sanitaria dei detenuti come sta cercando di far emergere - ha precisato Cursi - lAssociazione medici dellamministrazione penitenziaria italiana. Laugurio è che, per rimediare ai gravi danni conseguenti ai tagli disposti dalla legge finanziaria, i ministri della Giustizia e della Salute adottino provvedimenti urgenti che prevedano adeguati stanziamenti per la medicina penitenziaria, garantendo il diritto alla salute sancito dalla Costituzione per tutti i cittadini». Certo ma raccattando le fila della «taccagneria farmaceutica» della Finanziaria 2007 non ci si può dimenticare delle regioni che hanno sforato, nel 2005, il tetto del 13 per cento. Lazio in testa. Anche se proprio ieri lassessore alla Sanità Augusto Battaglia ha sentenziato che la spesa dei medicinali nella regione, a dicembre 2006, è diminuita del 12 per cento rispetto a dicembre 2005.
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