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Taglia sulla testa del rapitore di Clementina

L’iniziativa presa per vendicare il rapimento e l’uccisione di un suo amico da parte della stessa banda

Fausto Biloslavo

da Kabul

«Ho messo una taglia sulla testa di Timor Shah. Sono pronto a pagare una somma adeguata a chiunque fornisca informazioni su dove si trova, che portino alla sua cattura vivo o morto. Lo ribadisce al Giornale Abdul Rahim Zadran, un imprenditore afghano che l’ha giurata al rapitore di Clementina Cantoni. Nonostante non voglia indicare la cifra della taglia, le informazioni che circolano a Kabul parlano di 200mila dollari, una somma enorme da queste parti. Prima di dare la caccia agli stranieri, Timor Shah aveva rapito e ucciso Afizullah, socio, amico fraterno e cugino di Zadran.
Trovare il giovane imprenditore non è facile. Originario di Khost, roccaforte pasthun nell’Afghanistan orientale, Zadran dev’essere ricco di famiglia. Possiede terre, costruisce case, che poi affitta e ha una lucrosa attività di cambio valute. Dalla sua abitazione privata, simile a un fortino, con tanto di torre di guardia, a sud di Kabul ci dirottano verso l’ufficio, nel quartiere periferico di Darul Aman. All’esterno della villa con piscina ci aspetta un ragazzo-guardia del corpo armato di kalashnikov. Segno che Zadran, dopo la fine del suo amico e la taglia sulla testa di Timor Shah, si guarda bene le spalle.
Occhi verdi, che ti scrutano come se fossero raggi X, barba islamica e turbante nero, il trentenne imprenditore afghano non si dà pace: «Sono stato io a convincere il mio socio a tornare in Afghanistan dal Pakistan per lavorare sulla nostra terra. Eravamo a Kabul da soli sei mesi quando Afizullah è stato rapito». Il 27 dicembre scorso l’amico fraterno aveva deciso di rientrare brevemente in Pakistan e stava per uscire da Kabul, diretto verso sud. «Fra lo stadio e il ponte Mahmud Khan, di mattina, è stato bloccato da una Corolla e rapito da uomini armati», racconta Zadran. Guarda caso il sequestro è avvenuto all’ingresso del quartiere di Karte Nau, considerato uno dei covi della banda di Timor Shah.
«Dopo tre giorni i rapitori mi chiamano dal telefonino del mio socio. Uno di loro, che si presenta come Timor Shah, vuole 5 milioni di dollari per liberare l’ostaggio», spiega Zadran. Gli mostro le fotografie del tagliagole afghano e di un altro membro della banda distribuite agli agenti di Kabul, e lui fa una smorfia. «Sono stato io a dare alla polizia queste foto e da dicembre non l’hanno ancora trovato. In compenso ha rapito un’italiana». Anche nel caso della Cantoni, Timor Shah ha utilizzato il telefonino dell’ostaggio per dettare le sue condizioni. Ma Clementina è ancora in vita, come dimostra il video mandato in onda domenica da una televisione afghana, anche se l’ultimatum dei rapitori è scaduto ieri pomeriggio. Invece il socio di Zadran ha avuto meno fortuna. «Timor Shah ha continuato a telefonarmi per dodici giorni chiedendo il riscatto di 5 milioni di dollari, ma Afizullah era già morto. L’hanno ammazzato dopo la prima notte del sequestro», racconta l’imprenditore afghano.
Il tagliagole aveva strappato all’ostaggio la firma su una specie di procura per ritirare i suoi soldi in banca. Il tentativo è fallito perché i funzionari della banca si sono insospettiti, e forse i rapitori si sono vendicati uccidendo l’ostaggio.
Zadran, nel frattempo, aveva mosso i suoi contatti in Pakistan per mettere le mani sulla banda. «A Peshawar i pachistani hanno arrestato Jesh, un personaggio legato a Timor Shah, per poi consegnarlo alle autorità afghane», spiega l’uomo d’affari. Dopo un mese di interrogatori, che non devono essersi svolti con i guanti, il sospetto cede, e oltre a indicare dove è stato sepolto il cadavere di Afizullah fa altri nomi di gente legata a Timor Shah. Le autorità afghane arrestano così la madre del tagliagole, Shirin Gul, e altre dieci persone fra amici e familiari. Ora il bandito chiede il loro rilascio in cambio di Clementina.
Il cadavere di Afizullah viene trovato nei pressi di un cimitero di fronte alla fortezza di Bala Hissar a Kabul. Secondo Zadran, il bandito «non ha alcun rispetto della vita degli ostaggi, della pacificazione di questo Paese e tanto meno delle regole dell’Islam». L’accusa più inquietante, però, riguarda le possibili connivenze: «Timor Shah gode di qualche copertura politica - sospetta l’imprenditore -.

Altrimenti come avrebbe potuto un ricercato come lui rapire una straniera nel centro di Kabul?».

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