«Talpe a Palazzo di giustizia informavano Fiorani e soci»

Nuovo filone di indagine. Il banchiere: anche le mie ville per i risarcimenti. Un investigatore: «Ha deciso di dirci tutto»

Stefano Zurlo

da Milano

Confessa. Anzi, a palazzo di giustizia, dicono che il verbo dia un’idea riduttiva della carica esplosiva contenuta nelle dichiarazioni di Gianpiero Fiorani. Già nell’interrogatorio di garanzia, sabato, e poi domenica, l’ex amministratore delegato della Banca Popolare di Lodi ha messo in fila nomi e cognomi, ha distribuito ruoli, ha puntato il dito molto in alto, ha impallinato l’ormai ex Governatore Antono Fazio, in sintesi ha cominciato a picconare un sistema di potere che ora, fra Milano e Roma, mostra sinistri schricchiolii.
«Un fatto è certo - dice un investigatore che ha assistito ai suoi racconti - perso per perso, Fiorani ha deciso di dire tutto, ma proprio tutto quel che sa. E lui sa molto». Naturalmente, a Palazzo di giustizia sanno bene che la fretta è una pericolosa alleata. Ogni affermazione andrà riscontrata con calma, ogni dettaglio dovrà trovare da qualche parte una controprova, ma la strada è aperta.
E le parole di Fiorani vanno come frecce in tante direzioni. Anzitutto ai piani alti della politica, a destra e a sinistra. È presto per stilare elenchi, Fiorani ha solo iniziato a svelare gli affari trasversali, le alleanze che saltavano le logiche di appartenenza politica, le liaison spericolate. Si proseguirà nei prossimi giorni, ma la prima impressione ricavata dai magistrati è che davvero i «furbetti del quartierino» operavano senza steccati.
La bandiera, sempre sventolata nelle varie Opa, era la difesa dell’italianità contro gli assalti spagnoli, olandesi o altro ancora. «In realtà in questo modo si cercava di non far entrare altri soggetti in quel sistema di potere blindato», aggiunge un investigatore.
Antonio Fazio, se è vera questa impostazione tutta ancora da verificare, era uno dei perni di questa realtà.
Due circostanze sono sicure. Fiorani, già nella deposizione di sabato, ha spiegato nei dettagli l’ormai famosa notte dell’11 luglio, quella in cui Fazio diede il via all’Opa Antonveneta e si guadagnò l’eterna gratitudine di Fiorani, scolpita con una battuta indelebile: «Tonino, ti bacerei in fronte».
Colore, solo colore, fanno notare in Procura. Certo, il Pool aveva già alzato il tiro contestando al Governatore l’insider trading. Ma l’insider, se riferito alla notte dell’11 luglio, dunque ad ore in cui la Borsa è chiusa e il mercato è fermo, si riduceva a poco più di una cifra stilistica. E il bacio in fronte rischiava di finire in archivio come un gesto d’affetto sopra le righe.
Le accuse taglienti di Fiorani hanno allargato il campo d’indagine all’aggiotaggio, il reato-base dei concertisti, ora contestato pure a Fazio. A quel punto il Governatore si è arreso e la bandiera tricolore è stata ammainata.
È il primo contraccolpo delle dichiarazioni di Fiorani. Altri seguiranno, forse anche a distanza di settimane. Oggi la Forleo, il gip che deve firmare arresti e interdizioni, va ufficialmente in vacanza e tornerà a Milano solo dopo Capodanno. Ora è il momento degli accertamenti. Nel mirino Fazio e i politici, certo, ma poi anche l’Unipol e il suo signore Giovanni Consorte. Qui, se si fermeranno, i Pm lo faranno solo per riguardo a Roma che indaga sulla scalata alla Bnl e dunque è la prima titolare del fascicolo relativo alla «pista rossa».
L’altro capitolo che tormenta gli investigatori è quello relativo alle talpe. I concertisti spesso sapevano in tempo reale di essere intercettati, qualcuno, più d’uno, soffiava loro notizie riservate, sponde istituzionali si davano da fare per capire e calibrare gli allarmi. «Stiamo cercando di identificare chi ha tradito», fanno sapere a Palazzo.
Intanto, a San Vittore Fiorani si prepara al prossimo round. La sue cella, sorvegliata a vista 24 ore su 24, ora è un fortino impenetrabile. «Mi dispiace - fanno sapere al carcere - Fiorani non riceve più visite». È concentrato esclusivamente sugli interrogatori. Non ha aperto nemmeno i libri che gli erano stati portati in cella per combattere la solitudine. E si è messo il cuore in pace: con ogni probabilità trascorrerà Natale dietro le sbarre.
Da San Vittore filtra un altro dettaglio che conferma la resa ufficiale su tutta la linea: l’ex amministratore delegato di Bpi non solo ha messo a disposizione dei magistrati il suo patrimonio, ma anche le sue proprietà: le ville in Costa Azzurra e in Costa Smeralda. E presto potrebbe essere interrogato, in una sorta di ingorgo giudiziario, anche dai Pm della capitale che lavorano in parallelo a quelli di Milano. Roma chiederà sicuramente i verbali a Milano.
Questo è il futuro. La giornata, oltre al terremoto Fazio, registra altre scosse di assestamento.

I pm Giulia Perrotti e Eugenio Fusco vanno in Svizzera per consultare le carte sequestrate nei giorni scorsi e relative alle posizioni di Fabio Massimo Conti e Paolo Marmont, i gestori del fondo Victoria & Eagle, risucchiati nell’indagine.
Francesco Greco, invece, resta in ufficio per dirigere le operazioni di routine. E nel pomeriggio interroga Claudio Zulli, il commercialista del finanziere Emilio Gnutti.

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