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Tangenti, ecco i verbali di Pennisi: "Fu l’imprenditore a offrirmi soldi"

Il politico arrestato nega la concussione: "Fu Basso a dirmi: le sarò grato con un contributo per la sua attività. Io accettai, la politica ha dei costi"

Tangenti, ecco i verbali di Pennisi: "Fu l’imprenditore a offrirmi soldi"

"La politica ha i suoi costi": così Milko Pennisi, il consigliere comunale milanese e presidente (ora dimissionario) della commissione Urbanistica spiega a verbale, nell’interrogatorio in carcere, i soldi incassati dall’imprenditore Mario Basso. Ma nel verbale di interrogatorio, oltre ad abbozzare giustificazioni di questo genere («si stava avvicinando la campagna elettorale»), Pennisi punta soprattutto a limitare i danni sul piano giudiziario. Negare di avere intascato la mazzetta è impossibile. Ma il politico ribalta sull’imprenditore la responsabilità di averlo contattato edi avergli offerto il “contributo”: fu Basso, dice, a scrivergli lamentando i ritardi nell’iter per una pratica edilizia in via Broglio, e fu sempre Basso, nel corso di un incontro a Palazzo Marino, a offrirsi di sdebitarsi con un versamento. Una versione molto diversa da quella fornita agli inquirenti dal costruttore. 

(Dal verbale di Milko Pennisi al giudice Simone Luerti, domenica mattina)
«Sono, anzi sono stato, presidente della commissione consiliare Sviluppo del territorio del Comune di Milano, e in questa qualità ho ricevuto la missiva del 20/9/2009 che sollecitava una pratica relativa alla società Broglio 10, ferma a causa di un precedente parere negativo del consiglio di zona 9 di Milano; senza questo parere negativo non sarebbe neanche passata dalla mia commissione.
Mi sono informato presso l’ufficio perché ho anche notato che la pratica era ferma da troppo tempo dopo il voto del consiglio di zona e ciò non per causa mia; anzi, io mi sono stupito e attivato per sbloccare la situazione; in ogni caso il parere della commissione era obbligatorio e non vincolante e comunque la pratica aveva già i pareri favorevoli dell'ufficio, cioè aveva superato positivamente le fasi istruttorie precedenti. Io, a fronte di questa lettera, ho telefonato all'imprenditore perché volevo dare corso alla sua istanza e volevo farmi mostrare i progetti perché volevo capire le ragioni dei ritardi e comunque conoscere il merito della pratica, perché normalmente l'ufficio non ci passa l'intero incartamento e quindi non è possibile capire lo stato della richiesta e della procedura successiva.
Qualche giorno dopo aver ricevuto la lettera del 29 settembre e comunque nel mese di ottobre ho dato appuntamento al Basso in via Marino 7 presso gli uffici del gruppo consiliare e in particolare essendo di fretta sono sceso e l’ho incontrato sulla porta del palazzo comunale, gli ho detto poche parole circa il ritardo della pratica, che avrei studiato le carte e che mi impegnavo a portarlo in commissione al più presto. A questo punto il Basso mi ha detto “mi dica lei cosa devo fare, a chi mi devo rivolgere, a Milano io non conosco nessuno” e aggiunse “io le sarò grato con un contributo per la sua attività politica” facendo anche un gesto con le mani e lasciando intendere che avrebbe pagato del denaro una prima volta dopo le decisioni della commissione e poi dopo il rilascio della licenza edilizia, perché non si fidava degli uffici e quindi del buon esito della pratica edilizia fino al rilascio della concessione.
Io lo ringraziai pensando sia al fatto che la politica ha dei costi e che si andava incontro a una campagna elettorale, sia al fatto che non era comunque giusto che una pratica edilizia rimanesse pendente per così tanto tempo. Ci siamo salutati e ci siamo separati.
Dopo questo incontro ho fissato la commissione in cui è stata trattata la pratica con parere favorevole, perché aveva tutti i requisiti a posto.
Non ricordo cosa è successo dopo e in particolare su iniziativa di chi, ma avrò senz’altro informato il Basso del buon esito in commissione e gli ho dato appuntamento in via Manzoni angolo Montenapoleone. Non ricordo di essere partito da Palazzo Marino insieme alla mia segretaria, ma se non erro ho dato appuntamento a lei e al Basso nello stesso punto; alla Rezzani (la segretaria, anch’essa indagata, ndr) avevo detto che dovevo consegnarle una pratica ricevuta dal Basso e che lei avrebbe dovuta riportarla in ufficio, cosa che peraltro ogni tanto accade per ragioni di lavoro.
Quando ci siamo incontrati ho visto il Basso che aveva una cartellina trasparente con dei documenti dentro, non ricordo se il pacchetto di sigarette era dentro o separato dalla cartellina; non fumando, ho capito cosa potesse contenere e ho passato tutto alla mia segretaria che si è allontanata per tornare a Palazzo Marino.
Dopo pochi secondi ho riflettuto sul fatto che il pacchetto di sigarette poteva contenere il denaro e che poteva essere sconveniente lasciarlo in mano alla mia segretaria che non sapeva niente, così all’improvviso ho deciso di inseguirla in quelle poche decine di metri che ci separavano e riprendermi il pacchetto.
Successivamente mi sono informato presso gli uffici competenti, verosimilmente ancora attraverso la mia segretaria, dell’esito della pratica e mi è stato risposto che era stata ultimata con esito positivo.
A questo punto ho cercato una prima volta il Basso prima di Natale ma non sono riuscito a parlargli. Dopo le vacanze di Natale l’ho richiamato ancora, l’ho trovato e lui mi ha risposto che aveva degli impegni in azienda per delle questioni fiscali e che si sarebbe fatto sentire lui; a quel punto ho detto alla mia segretaria di non cercarlo più perché tra me e me avevo deciso di lasciarlo perdere, infatti rimasi stupito quando lui mi ha contattato per fissare l’appuntamento che poi si è svolto il giorno 11.
Il Basso mi aveva chiesto di incontrarlo fuori da Palazzo Marino e la circostanza è apparsa strana anche alla mia segretaria che me l’ha fatto notare. Io invece immaginavo evidentemente la ragione e ho assecondato la richiesta di vedersi fuori; ci incontriamo e lui mi dice andiamo a prenderci un caffè, mi lascia del materiale con dentro una cartellina in cui ho notato la presenza di un altro pacchetto di sigarette, non so spiegare bene come ma avvertivo che qualcosa non andava ed ero agitato; così chiesi al Basso di andare avanti ed aspettarmi mentre entravo nella libreria Hoepli.
Non sapendo il contenuto del pacchetto sono sceso al piano di sotto, ho preso i soldi dal pacchetto, li ho buttati sotto uno scaffale in libreria dopo aver preso 500 euro che ho utilizzato per comprare tre libri per liberarmi della banconota da 500 euro.
Il pacchetto vuoto l’ho buttato su un banco dei libri e sono uscito dalla libreria».
(A questo punto il giudice invita l’indagato a ricordare esattamente dove ha buttato la somma mancante)
«Pensandoci e cercando di fare con fatica mente locale, non sono sicuro se li ho messi sotto uno scaffale o sotto un calorifero del bagno, perché ricordo di essere stato in bagno, anzi in quel bagno sono stato riportato dalla Guardia di finanza (...) Il denaro dovrebbe essere ancora dove l’ho lasciato sotto il calorifero del bagno, dove l'ho infilato tra il calorifero e il muro».
Ed ecco invece come l’incontro con Pennisi e la trattativa sui soldi vengono raccontati a verbale dall’imprenditore Mario Basso: «Io mi ero munito di tutti i documenti relativi alla pratica edilizia e cominciai a raccontare e a documentare tutta la storia. Stranamente notai che il dottor Pennisi era totalmente disinteressato al mio racconto (...) Pennisi mi disse che secondo lui era indispensabile che ci fosse la certezza del buon esito del parere, che lui avrebbe potuto contare su due-tre consiglieri componenti della commissione e che però bisognava essere riconoscenti (...) sottolineava la necessità che io fossi sensibile e comprendessi che per avere la certezza del buon esito della pratica era necessario intervenire con un contributo (...

) alla mia ennesima richiesta di definire concretamente il contributo Pennisi mi disse che lui doveva soddisfare anche le richieste degli altri due o tre componenti e infine mi disse che tutto si sarebbe risolto con un versamento di diecimila euro».

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