Roma Incatenato a un palo del parcheggio di via Colombo, a Roma, davanti all’ingresso del gruppo Repubblica-L’Espresso con un cartello che recita: «No all’informazione distorta, sì alla difesa della onorabilità e della dignità». Mentre nel Pd scoppia la questione morale, il sindaco di Firenze e presidente dell’Anci Leonardo Domenici, accompagnato da due collaboratori e da un poliziotto di scorta, sceglie una forma di protesta a dir poco inconsueta per manifestare contro il modo, secondo lui scorretto, in cui il quotidiano e il settimanale hanno trattato l’inchiesta sull’affaire Sai-Fondiaria. Vicenda che ha visto due assessori della giunta di Domenici colpiti da avviso di garanzia.
Protesta inconsueta, quella di «simulare» la gogna mediatica proprio per trovar spazio sui media e che appare francamente un po’ sproporzionata. Per quanto poco duratura, visto che meno di due ore dopo il lucchetto si apre e il sindaco, finalmente «scatenato», se ne va a pranzo. Tra mezzogiorno e le due, però, Domenici strappa un discreto palcoscenico che usa per lanciare strali contro l’«informazione distorta». Ma la cosa che più di altre ribadisce a microfoni e taccuini che lo circondano mentre è legato al palo, alla fine è di non aver digerito un titolo che parlava del suo interrogatorio in procura come di un’«onta», mentre lui dal magistrato ci è andato spontaneamente. Il resto è questione di distinguo sui termini: per lui l’incontro con Ligresti e Della Valle è «riservato» e non «segreto». E dunque Domenici spiega di non avercela «con i giornalisti del Gruppo», perché sono solo «determinati articoli con gravi inesattezze» a non essergli andati giù, tanto da indurlo prima a querelare sia Repubblica che l’Espresso e poi, ieri mattina, a optare per questa clamorosa forma di protesta.
Ovviamente il primo cittadino fiorentino, mentre il suo staff lo conforta passandogli cioccolata, non manca di precisare che «c’è un evidente attacco politico al Pd», pur ammettendo che nel Partito democratico «che è una sommatoria di correnti, io non ci sto proprio benissimo». Ma subito aggiunge che Veltroni, con la sua scelta, non c’entra. «Vi pare che avrei coinvolto i vertici del Pd in questa iniziativa? È una mia iniziativa personale. E ci tengo a dirlo», spiega Domenici. Definendo la protesta «lontana dal mio carattere» ma necessaria, in quanto «l’unica strada per farmi ascoltare». Evidentemente l’intervista concessa ieri a un importante quotidiano serviva solo a farsi leggere. La scena surreale - Domenici incatenato mentre lì accanto la sbarra si alza e si abbassa per far passare i perplessi redattori del quotidiano di Mauro che arrivavano al lavoro - va avanti fino a quasi le due, poi la protesta cessa, il sindaco va via e cominciano a piovere le reazioni: l’attacco alla stampa del primo cittadino del Pd non solleva, nella sua parte politica, lo stesso sdegno provocato giorni fa dalle lamentazioni sul comportamento dei media da parte del premier per la vicenda dell’Iva di Sky. Il portavoce del Pd, Andrea Orlando, parla di «reazione di una persona per bene che si sente colpita nella sua dignità», il sindaco di Venezia Massimo Cacciari dice di «comprendere la sua esasperazione». Ma in molti trovano un po’ eccessiva la modalità scelta e la colpevolizzazione dei giornali.
E mentre Domenici rientra a Firenze, sul marciapiede di via Cristoforo Colombo torna la pace.
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