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Tania, un tuffo nel bronzo

Va sul podio a Montreal come il padre. La torinese La Piana terza nel fondo 25 km. «Dedicata a papà, che non c’è più»

Andrea Fanì

Dietro le imprendibili cinesi, ma comunque nella leggenda. Tania Cagnotto ha vinto la medaglia di bronzo al trampolino da 3 metri con una grande rimonta, sotto una pioggia battente che ha disturbato non poco le atlete da metà gara. Ma non Tania. Entrata in finale al sesto posto, la ventenne bolzanina ha scalato posizioni turno dopo turno. E all’ultimo tuffo ha conquistato il bronzo, strappando il terzo posto alla svedese Lindberg e tenendo a distanza la russa Pakhalina, che per lungo tempo le era stata davanti.
È la prima medaglia mondiale di una donna italiana nei tuffi, e l’Italia torna a occupare il podio dopo 27 anni, quando il padre di Tania, Giorgio, conquistò a Berlino ’78 un bronzo sempre dal trampolino. Montreal porta bene alla famiglia Cagnotto: qui Giorgio, ora allenatore della figlia, vinse l’argento olimpico nel 1976. Dopo la gioia di ieri, ora per la campionessa delle Fiamme gialle è già tempo di pensare ai prossimi obiettivi. Nonostante la medaglia di ieri, il suo futuro sarà più legato alla piattaforma che al trampolino: dal prossimo anno si trasferirà negli Usa, a Houston, per il salto di qualità in vista di Pechino. Ad Atene fu solo ottava in entrambe le specialità.
Quella di Tania non è stata l’unica impresa italiana della giornata a Montreal. La torinese Laura La Piana – occhi grandi, capelli lunghissimi, fascino assicurato – ha vinto un magnifico bronzo nella 25 km di fondo. Ci ha messo esattamente 5 ore, 25 minuti, 11 secondi e mezzo: è stata la terza a toccare la barriera alla fine della gara vinta dall’olandese Edith Van Dijk. È specialità per gente tosta, la 25 km: vince chi ha più fondo (resistenza), chi non va mai a fondo (chiedete a chi ha abbandonato la gara per sfinimento, e svenimento), chi sa raschiare il fondo (del barile, nel senso di energie), chi non si perde nel fondo (del gruppo, partenza tutti insieme e solo per stare in testa ci vuole abilità). E via così.
Il bronzo di Laura brilla anche nel cielo triste di Montreal, che minaccia pioggia ma non mantiene le promesse. La gara è stata la metafora della sua vita: partenza giusta, sempre lì a lottare nelle prime posizioni (come agli Europei di Berlino 2002, sesta, e ai Mondiali di Barcellona 2003, quinta), tenere duro anche quando sembra tutto perso (come alla morte del padre Francesco, due anni fa) e le avversità ti appaiono insuperabili (le russe Shalygina e Pankina insidiavano il suo terzo posto), riuscire con un gesto di forza a raggiungere gli obiettivi (come all’ultima boa, quando ha infilato le avversarie e si è presa la medaglia). «Volevo questo risultato da tempo. Stavolta ho capito che era la mia occasione, non potevo buttarla». Non l’ha fatto.
Ora si festeggia. Con mamma Ivana e il fratello Luciano – magari nel bar di famiglia, il Buddha – con Cristiano fidanzato e trainer, con i tecnici Rubino e Albanese. Con parenti e amici.
Un altro successo per l’Italia è venuto dalla pallanuoto maschile: il Settebello ha battuto il Sudafrica 15-4 e si è qualificato per il prossimo turno.

Ora incontrerà gli Usa.

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