Dunque Walter scrive letterine. E non per i suoi libri, a «Patricio» e agli scopritori dell’alba che popolano i suoi romanzi, che non ci sarebbe nulla di male. Ma scrive al presidente del Consiglio, a Berlusconi, sul futuro dell’Alitalia. La letterina è fatta per essere ripresa e titolata, è articolata, cortese, educata - inizia con un formale «Signor Presidente» - e ovviamente finisce subito in agenzia. Adesso, anche un pollo capisce che Veltroni non sta scrivendo davvero a Berlusconi, ma sta scrivendo proprio perché la sua letterina finisca sulle agenzie.
Scrive letterine senza poter incidere, perché ritiene di non poter incontrare Berlusconi, di non potergli dire faccia a faccia cosa pensa, di non essere in grado di sopportare la ricaduta mediatica e politica di questo incontro, le inevitabili accuse di tradimento, inciucismo, svendita al nemico che gli pioverebbero sulla testa da qualche sito dipietrista, dalla sulfurea rubrica di Marco Travaglio, e probabilmente anche dal leader dell’Italia dei valori (quello che - sia detto per inciso - mentre il leader del Pd se ne va a spasso per Central Park, affila le lame per fargli la festa alle regionali in Abruzzo). Loro coltivano la grande mela, e intanto il populismo antagonista gli ruba la scena.
Veltroni è tornato, scrive letterine garbate, ma il fuso orario è ancora quello americano, e la prosa sembra ancora quella con cui si rivolge al suo amato e letterario Patricio (protagonista di ben cinque racconti in uno dei suoi fortunati libriccini). Ancora inebriato per la presentazione newyorkese del suo best seller, Walter si è convinto che basti una sua pregiata epistola per tornare a far volare di nuovo Alitalia. Evidentemente, però, il leader del Pd è più bravo come romanziere perché la sua letterina - in mancanza di riscontri istituzionali apprezzabili - verrà ricordata come l’estremo tentativo di uscire dal vicolo cieco in cui da giorni si trova con Epifani. Ovvero dal romanzo alla fiaba, visto il cul de sac in cui si è ficcato il leader della Cgil.
Veltroni incalzato dai sondaggi, che raccontano di un Paese incapace di capire le scelte della Cgil, criticato dal suo stesso partito per la mancanza di leadership nella trattativa, ha cercato di imbarcarsi sull’ultimo volo utile, non trovando però posto nemmeno in lista di attesa.
Salvatore Tramontano
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