Un tappeto di siringhe per salire a Castelletto

Di nuovo rifugio di drogati la riaperta salita San Nicolò

Un tappeto di siringhe per salire a Castelletto

«Una piaga impossibile da debellare» è stata definita dai volontari della Croce Blu di Castelletto. Si parla di salita San Nicolò, la creuza che sale dall'Albergo dei Poveri e porta in corso Firenze all'altezza della Chiesa di S.Nicola da Tolentino. Chiusa per diversi anni, proprio per l'incuria, la mattonata è stata riaperta qualche mese fa, poco prima delle elezioni (un caso?). Ma neanche poche settimane ed è tornata la salita San Nicolò di sempre: la salita dei drogati. Solo pochi coraggiosi vi passano, anche di giorno, da soli. E questo a causa della doppia curva ad «S» che la mattonata effettua, rendendola anche un posto pericoloso per le aggressioni. Accompagnato da un amico, la percorre anche il sottoscritto che, in pieno giorno, si ritrova davanti un tappeto di siringhe. Le contiamo a mucchi: 3, no 5, no 10. E altre e altre ancora. Pochi minuti e superiamo la ventina. Venire con i sandali qui è assolutamente impossibile. E oltre alle siringhe, la spazzatura abbonda. C'è persino un televisore abbandonato, oltre a bottiglie di birra e un mucchio di cartacce, sacchetti di plastica e materiale vario usato da chi si droga. Incontriamo poco sotto un camioncino dell'Amiu che effettua le pulizie in corso Carbonara. Gli facciamo presente la situazione. «Riferiremo a quelli di Oregina, la cosa non è di nostra competenza!» è la pronta risposta. A parte il fatto che questo non è il quartiere di Oregina (che si trova ben più distante), siamo pronti a scommettere che se chiedessimo a quelli di Oregina scaricherebbero la colpa su qualcun altro. Lo confermano anche i volontari della Croce Blu di Castelletto, che da un paio d'anni hanno trasferito la loro sede proprio in fondo a salita San Nicolò: «La zona è sempre stata così. Non c'è nulla da fare. Ci chiamano? Ogni tanto, ma solo se qualche tossico si sente veramente male».
Una delle volontarie conclude con sommo sconforto: «É una piaga che la gente che vive qui ha cercato di combattere per anni. Ma ormai si è capito che è così radicata da non poter essere più estirpata. Anche le istituzioni hanno gettato da tempo la spugna».
Eppure c'è chi non vuole arrendersi. Ad esempio Marco, un ragazzo universitario della zona: «Io passo di qua alla mattina per andare a piedi in centro. Sarebbe una via comodissima se non ci fossero tutte queste siringhe. E' una vergogna!».
Una mamma che ci ha visti scendere per la salita, domanda stupita: «L'avete fatta fino in fondo? Io ho vietato ai miei figli di farla. Gli ho detto di fare il giro più lungo da via Pertinace. Per quanto non mi piaccia nemmeno quella zona. Specie di sera... Ma non ci avevano promesso il poliziotto di quartiere? Qui sì che ne avrebbe di lavoro!».


E le testimonianze potrebbero essere moltissime. Serve continuare? Come suggeriscono diversi cittadini, forse basterebbe che chi ha dato l'ordine di riapertura qualche mese prima delle elezioni, ci passasse ora. E facesse il pieno di siringhe, oltre che di voti.

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