Il Tar dà ragione al prefetto Roma-Napoli a porte chiuse

Confermata la decisione di Serra in merito alla partita di domani all’Olimpico. Critica la Uil-Polizia: «La violenza non si combatte con gli stadi chiusi»

Stefania Scarpa

È deciso: Roma-Napoli, partita di ritorno degli ottavi di finale della Coppa Italia prevista per domani alle 17, si giocherà a porte chiuse. Lo ha deciso la prima sezione ter del Tribunale amministrativo regionale del Lazio, presieduta da Luigi Tosti, confermando così l’ordinanza adottata, il 28 dicembre scorso, dal Comitato provinciale per la sicurezza e l’ordine pubblico presieduto dal Prefetto di Roma, Achille Serra.
La decisione respinge così la richiesta di sospensiva dell’ordinanza del Prefetto formulata nel ricorso presentato dagli avvocati Enrico e Filippo Lubrano, in qualità di creditori della As Roma, di azionisti della stessa e di soggetti comunque interessati a godere dell’evento sportivo. Secondo i giudici amministrativi «nel caso di specie il pur ampiamente discrezionale potere attribuito all’Autorità di pubblica sicurezza risulta correttamente e legittimamente esercitato - si legge nella motivazione - essendo chiari e inequivoci gli elementi sulla scorta dei quali l’ordinanza avversata risulta adottata. Osservato peraltro come i detti elementi e cioè la circostanza inerente i disordini e gli episodi di violenza già accaduti in occasione dell’incontro di andata Napoli-Roma e le notizie e le informative acquisite dall’Autorità di pubblica sicurezza in ordine alla ragionevole previsione di un loro rinnovo in occasione della partita di ritorno Roma-Napoli, per la quale si è appunto disposto che l’incontro avvenga senza pubblico sugli spalti, risultano concreti, precisi e circostanziati».
Nella partita di andata infatti, l’8 dicembre scorso (conclusasi con la vittoria per 3-0 della Roma) lo stadio San Paolo del capoluogo campano fu scenario di una vera guerriglia, con quindici feriti, tutti poliziotti, e ventisette ultrà napoletani, fermati per tafferugli. Di qui la decisione del Prefetto di far disputare a porte chiuse il match di ritorno: «A Napoli - aveva spiegato Serra riferendosi alla partita di andata - ci sono stati incidenti molto gravi. Ci sono state anche minacce reciproche delle due tifoserie del tipo “ci rivedremo a Roma”». Infine i giudici amministrativi rilevano che «nella presente sede cautelare occorra anche comparare i più interessi pubblici e privati coinvolti dall’ordinanza impugnata e - si legge - come appaia al Collegio, nello specifico, prevalente l’esigenza di tutelare l’interesse all’ordine e alla sicurezza pubblica, tutela che appare adeguatamente garantita dall’ordinanza prefettizia in questione che impone di svolgere la partita senza pubblico sugli spalti».
«Plaudiamo alla decisione dei giudici che riteniamo sia stata di buon senso nonché un segnale a quelle piccole bande di facinorosi che da alcuni anni rovinano lo sport», è il commento del presidente del Codacons, Carlo Rienzi, costituitosi in giudizio davanti al Tar al fianco della Prefettura nel ricorso presentato contro l’ordinanza del prefetto Serra. «È gravissimo - ha aggiunto Rienzi - che azionisti, contro la volontà della stessa società e dei tifosi si siano presentati davanti ai giudici ponendo a rischio la stessa società calcistica. Infatti la Roma non è stata presente in giudizio. Come Codacons avevamo chiesto una cauzione di 10 milioni di euro a carico dei ricorrenti per coprire eventuali spese derivanti da tafferugli se la partita fosse stata svolta a porte aperte».
Negativo invece il giudizio di Adolfo Guglielmi, segretario nazionale della Uil Polizia: «La violenza non si combatte chiudendo gli stadi di calcio.

Il provvedimento preso dal Comitato Provinciale per l’ordine e la sicurezza di far giocare la partita Roma-Napoli a porte chiuse ed ora confermato dal Tar del Lazio è sconcertante. Non si può privare la gente, i cittadini onesti, che rappresentano il 99 per cento dei tifosi, della loro libertà, del diritto a partecipare alle manifestazioni sportive».

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