Roma E Napoli rimane di nuovo a bocca asciutta... Il gip Amelia Primavera dice il suo secondo no sulla competenza territoriale partenopea nell’inchiesta sulla presunta estorsione al premier Silvio Berlusconi, da parte del direttore de L’Avanti!, Valter Lavitola e dell’imprenditore Gianpaolo Tarantini.
È la Procura di Roma, ribadisce in una nuova ordinanza, che deve indagare. Perché dalla memoria depositata, come parte lesa, da Berlusconi e dalla testimonianza della segretaria del premier, Marinella Brambilla, risulta che il denaro è stato consegnato a Lavitola nella capitale. E per il codice, in caso di incertezze, «è competente il giudice dell’ultimo luogo in cui è avvenuta una parte dell’azione».
La Primavera respinge, così, la richiesta dei pm di Napoli Henry John Woodcok e Francesco Curcio di ripensarci e annullare il precedente provvedimento con cui aveva appunto disposto il trasferimento degli atti nella capitale. Le tesi della procura partenopea, per il gip, non aggiungono nulla di nuovo. Neanche il riferimento ad un altro articolo del codice, che attribuisce la competenza «al giudice del luogo in cui ha sede il pm che per primo ha iscritto la notizia di reato nel registro». La corsa della Procura di Napoli per arrivare prima, stavolta non è servita. Ed è il secondo smacco della giornata, dopo il no del parlamento all’arresto di Marco Milanese chiesto da Napoli per il «caso P4».
A questo punto il discorso-competenza dovrebbe essere chiuso. Lo dice proprio Woodcock, esprimendo a sorpresa fiducia in una delle riforme più amate dal premier e più avversate dalle toghe: «Credo profondamente nella separazione delle carriere. Valuteremo, ma se è “no” non ci sono altre alternative».
Oggi è attesa la decisione del Tribunale del Riesame di Napoli sulla richiesta di revoca o attenuazione del carcere presentata dai legali di Tarantini, che è a Poggioreale e di Lavitola, ancora latitante. Ma anche se ribadiranno la loro tesi sulla competenza i pm, che hanno già espresso parere favorevole alla concessione degli arresti domiciliari a Tarantini, non potranno far altro che inviare tutti gli atti a Roma.
E nella capitale già si è entrati nel vivo, con il legale del premier Niccolò Ghedini che ieri ha incontrato il procuratore Giovanni Ferrara. Gli ha consegnato alcuni documenti riguardanti l’inchiesta napoletana, compreso il memoriale in cui Berlusconi spiega di non essere vittima di un ricatto e di aver dato il denaro a Tarantini solo perché era in una situazione economica «gravissima».
Appena arriveranno a Roma gli atti da Napoli, la procura deciderà entro 20 giorni se reiterare o meno i provvedimenti dei colleghi partenopei.
Proprio per questo i legali di Tarantini, Alessandro Diddi e Ivan Filippelli e di Lavitola, Gaetano Balicea, stanno valutando se rinunciare al Riesame nel tribunale partenopeo e riproporre la questione al giudice di Roma. Quello, ormai è certo, competente.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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