Tarantini contrattacca: "Mai pagato ragazze"

Nel giro di pochi giorni è stato proiettato da un’inchiesta per presunta corruzione nella sanità pugliese alle prime pagine dei giornali di mezzo mondo. È diventato l’uomo che portava le ragazze fin dentro palazzo Grazioli, residenza di Berlusconi, e che poi le pagava per il disturbo. Finora Giampaolo Tarantini (nel tondo) è stato zitto, limitandosi a diramare poche righe due giorni fa per negare «di aver mai avuto il tenore di vita che mi si attribuisce, definito elevatissimo». Ma adesso decide di rompere gli indugi, e mentre su Bari cade la pioggia Tarantini esce dal riserbo per un’«alluvione», quella di «notizie false – scrive - che mi riguardano».
E così dopo «l’accusa di alcuni giornali di non essermi difeso da quanto mi si addebita», affida a una trentina di righe il compito di «ristabilire la verità e riportare questa vicenda entro i suoi reali confini». Tarantini parte dall’inizio della storia tra lui e il premier: «Ho conosciuto il presidente del Consiglio, a cui ho sempre portato ammirazione e stima, soltanto alcuni mesi fa, nell’agosto del 2008», spiega. E non dimentica di affrontare il punto chiave del polverone di questi giorni, ammettendo di essersi circondato di ragazze. «Avendo ricevuto degli inviti da parte sua – prosegue il 35enne barese - ho ritenuto di farmi accompagnare da talune mie amiche per fare bella figura e mettermi in evidenza».
Quanto all’accusa di aver pagato le donne che andavano in «trasferta», Gianpaolo Tarantini precisa: «Non ho mai corrisposto soldi a chi mi accompagnava se non per rifondere le spese di viaggio o di soggiorno che queste persone dovevano sostenere per raggiungermi da dove si trovavano». E aggiunge: «È assolutamente fuori discussione che il presidente Berlusconi possa essere stato a conoscenza di questi miei rimborsi». Morale, «dalla mia recentissima conoscenza col presidente Berlusconi non ho tratto alcun vantaggio economico né per me né per la mia attività imprenditoriale». Anzi. L’imprenditore ricorda come semmai «il clamore di questa vicenda» abbia provocato «gravi danni alla mia immagine imprenditoriale e alle società che ho ceduto a mio fratello», Claudio, che secondo Gianpaolo sarebbe in difficoltà «a causa della revoca di mandati da parte di alcune ditte fornitrici».
C’è poi il risvolto personale.

«La diffusione di notizie assurde sulla mia vita privata sta distruggendo la mia famiglia, mia moglie e le mie due figlie», osserva Tarantini, che conclude: «Non c’è quindi nessuna verità nelle ricostruzioni dei fatti accreditate da certi giornali, con il palese ed esclusivo intento di denigrare il presidente del Consiglio, al quale voglio chiedere pubblicamente scusa per averlo involontariamente danneggiato».

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