Tari, la stangata è servita: resta il nodo di bar e alberghi

La stangata per i romani sulla tariffa dei rifiuti (Tari) ci sarà. Per circa un milione di cittadini, infatti, si prospetta un aumento intorno al 15 per cento rispetto a quella attuale. Su questo pare che sia stato raggiunto un accordo fra Ama, l’azienda che si occupa del servizio e il Comune. Ma quello su cui ancora si discute è quanto dovranno pagare bar, ristoranti, negozi, esercizi commerciali, le cosiddette utenze non domestiche. Questo il nodo ancora da sciogliere per giungere a un ipotesi comune da presentare in giunta.
Ieri sera gli assessori avrebbero dovuto riunirsi proprio per discutere quel documento e licenziarlo possibilmente in serata. Ma, all’ultimo momento, la riunione è saltata ed è stata spostata a domani. Dall’ufficio dell’assessore al Bilancio, Marco Causi, giustificano questo slittamento spiegando che «nel pomeriggio c’è stato un tavolo formato dai rappresentanti del progetto Roma su quel tema e che si è preso del tempo per vagliare le proposte che sono state avanzate in quella riunione». Ma l’Ama sottolinea che, invece, il problema riguarda la percentuale di aumento per le utenze non domestiche, che dovrebbe aggirarsi fra il 20 e il 25 per cento. Anche se è prevista una differenziazione, non legata al luogo in cui bar e negozi sono dislocati (se in centro o in periferia, ad esempio), ipotesi su cui si ragionava nelle settimane passate, ma «effettuata in base alle cosiddette tabelle merceologiche», spiega il presidente della commissione Bilancio, Mario Mei.
Al di là delle differenze, comunque, l’aumento ci sarà, è ufficiale. E mentre il consigliere comunale di Forza Italia Michele Baldi ha la convinzione «che si voglia far pagare ai cittadini non solo l’aumento per il 2007 ma anche i conguagli per il 2006», il sindaco nei giorni scorsi ha parlato di un aumento «legato a condizioni obiettive». Le leggi regionali, certo, ma anche il fatto che la tariffa è ferma dal 2003, come ha sottolineato più volte l’Ama. Vi è poi da considerare l’incremento dei costi del trasferimento dei rifiuti alla discarica e dello svuotamento della stessa (il cosiddetto post mortem). E qualcuno quel denaro in più lo deve pagare. E non è la prima volta che ad aprire il portafogli siano chiamati i cittadini; i quali, però, magari pagherebbero anche volentieri, se solo il servizio funzionasse. Cassonetti liberi in cui lasciare la spazzatura, messi possibilmente vicino a casa. Strade pulite e contenitori per la differenziata accessibili anche a chi vive in periferia. Cose così, che a Roma non ci sono.
Lo ammette anche Mei: «Il servizio indubbiamente va migliorato - dichiara - soprattutto alla luce degli aumenti che i romani dovranno affrontare. Ecco perché ho chiesto che il contratto di servizio dell’Ama arrivi in Aula per essere rivisto, magari contestualmente alla delibera che prevede l’incremento della Tari. Ma se contestualmente non fosse possibile, allora che venga discusso immediatamente dopo, visto che quello dei rifiuti è un tema fondamentale per la città».
Una delle proposte di Mei, che saranno discusse in consiglio comunale, riguarda le modalità con cui si effettua la spazzatura nelle vie. «Non deve essere più conteggiate a ore, ma a prestazione - spiega - se per pulire una strada servono tre ore, i dipendenti Ama per tre ore devono rimanere lì, se ne occorrono di più, anche. L’obiettivo è che dalla strada sia tolta tutta la sporcizia, a prescindere dal tempo che si impiega per farlo».


In attesa che il contratto di servizio venga rivisto in consiglio, domani la giunta dovrebbe discutere dell’aumento della Tari. Allora si saprà con esattezza quanto cittadini, albergatori e negozianti dovranno pagare di più per quella tariffa.

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