Dalla Tav al Mose, ecco la lista delle incompiute

da Roma

Valutazioni di impatto ambientale, Conferenze dei servizi, proteste delle popolazioni e ambientalismo d’assalto. Tra la burocrazia e il populismo affondano e si ritardano i grandi progetti infrastrutturali italiani. Molte grandi opere concepite da più di 15 anni ancora non sono state terminate e non c’è solo il Ponte sullo Stretto a risaltare in questo tragico elenco di incompiute.
Tav Torino-Lione. Il progetto di un collegamento veloce tra Italia e Francia risale agli inizi degli anni ’90. Nel dicembre del 1994 la Commissione Ue riconobbe questa opera come prioritaria per l’intera Unione. Nel 2001 Italia e Francia hanno siglato un accordo intergovernativo per la realizzazione dell’opera. La protesta delle comunità locali della Bassa Val di Susa, preoccupate di eventuali conseguenze negative derivanti dallo scavo di una galleria a Venaus, ha trovato accoglimento da parte del governo di centrosinistra che nel 2006 ha stralciato l’opera dalla legge Obiettivo riportando indietro le lancette dell’orologio. Il Tavolo politico del 13 febbraio 2008 ha fissato al 30 giugno prossimo la scadenza per aggiornare il tracciato. Nel novembre 2007 l’Ue ha concesso finanziamenti per circa 672 milioni di euro.
Tav Torino-Trieste. Attualmente sono in esercizio solo brevi tratti della linea: quello tra Torino e Novara, quello tra Milano e Treviglio e quello tra Padova e Venezia. C’è una criticità in ogni ramo del percorso. A Novara l’Autostrada Torino-Milano vuole garanzie sulle interferenze tra realizzazione della ferrovia e infrastrutture stradali. Il decreto Bersani-bis ha revocato le concessioni ai contractor della Milano-Verona con conseguenti contenziosi. Per la Venezia-Trieste, invece, si è ancora in fase di definizione del progetto preliminare che dovrebbe vedere la luce entro il primo semestre dell’anno prossimo.
Ponte sullo Stretto. Trent’anni passarono invano prima che Silvio Berlusconi decidesse di farne uno dei fiori all’occhiello del suo governo. Approvazione del progetto preliminare, gara internazionale vinta da un raggruppamento di imprese guidato da Impregilo e contratto di assegnazione da circa 4 miliardi siglato nel 2006. Il governo di centrosinistra lo boccia in 5 minuti perché i piloni disorienterebbero i delfini dalle loro «rotte millenarie». Se il Cavaliere dovesse vincere, ci riproverà.
Mose. Il progetto di salvaguardia di Venezia dal fenomeno dell’acqua alta risale al 1980, ma solo nel 1989 il consorzio Venezia Nuova presentò un’articolata serie di interventi (dighe mobili e paratie). Nel 1994 il progetto fu approvato dal Consiglio superiore dei Lavori pubblici e nel 1998 lo studio di impatto ambientali ebbe l’ok anche da un comitato di esperti internazionali nominato da Romano Prodi. Questo non fu sufficiente perché il ministro dell’Ambiente formulò un parere negativo. Anche in questo caso si dovette aspettare il governo Berlusconi per la posa della «prima pietra» nel 2003. I lavori sono in corso e a gennaio il Cipe ha approvato un ulteriore finanziamento di 400 milioni (costo complessivo 4,3 miliardi).
Brebemi. È la prima grande opera in project financing. Approvata sin dal 1999, l’autostrada alternativa alla A4 per collegare Brescia a Milano non ha ancora visto la luce. Prima mancava il regolamento attuativo della legge Merloni, giunto solo nel 2001. Infine la gara durata ben 16 mesi e vinta dal consorzio promotore dell’opera. Nel luglio 2003 si firma la convenzione (data fine lavori nel 2007), ma manca il decreto interministeriale e l’avallo della Corte dei Conti. Poi i Comuni chiedono varianti del tracciato, infine nel 2006 il ministro Di Pietro toglie la responsabilità all’Anas conferendola alla Cal (società mista Anas-Regione Lombardia) che ha siglato una nuova convenzione. Il protocollo d’intesa tra ministero delle Infrastrutture e regione Lombardia è stato stipulato lo scorso novembre. Attualmente si sta completando il progetto definitivo che dovrà passare al vaglio del ministero e della Conferenza dei servizi. La consegna dei cantieri è attesa tra circa un anno, a due lustri di distanza dalla prima idea.
Terzo Valico. Il traforo ferroviario per collegare Genova a Milano ha una storia lunghissima. Nel 1992 iniziò la valutazione di impatto ambientale (Via), bocciata dal ministro dell’Ambiente nel 1994. Nuova Via nel 1996 sempre con esito negativo.

Solo nel 2002 il ministro delle Infrastrutture Lunardi approvò il tracciato che nel 2003 ottenne il via libera definitivo. Nel marzo 2006 il Cipe ha approvato il progetto definitivo. L’ambientalismo del governo Prodi ha rallentato un po’ l’iter e l’avvio delle attività è previsto nel 2010.

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