A tavola con gli U2. "Il rock non è per adulti"

In un intenso pranzo la band si racconta: mentre Larry Mullen da buon inglese mangia tortelli e cappuccino, Bono passa dai ricordi alla politica

Ansa
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nostro inviato a Torino

Allora mentre Bono si accomoda a tavola, Larry inizia a parlare, poi ci pensa Adam, infine The Edge. Tutti gli U2 al completo è una rarità e alla tavola del Badessa in centro a Torino ieri è andato in scena uno dei più divertenti scambi di idee che la storia del rock italiano ricordi. Dopotutto, come ha spiegato The Edge parlando sotto alla sua solita berciola scura, «ogni nostro concerto è una lunga conversazione con il pubblico».

Stavolta gli U2 conversano nei palasport, il loro show è lungo e pieno come quelli che hanno tenuto qui a Torino, gli arrangiamenti sono molto più rock e l'attitudine è essenziale come ai tempi di Under a blood red sky del 1983. Dal vivo neutralizzano Sunday bloody sunday e Mysterious ways , castrate e dilatate, ma danno forza al loro repertorio, specialmente a quello più recente. Dice Larry Mullen jr, batterista per professione e collante della band per vocazione, perfettamente britannico nell'accostare tortelli e cappuccino a tavola: «Durante il tour negli Usa ci siamo accorti che i più giovani conoscevano le canzoni del nuovo disco Songs of innocence ma non Beautiful day , per dire». Il segno del tempo che passa. «Noi abbiamo due case, una in Irlanda e una sul palco che gira per il mondo» dice Bono, sempre plateale. Potrebbe fare l'attore. «Perché che cosa sono già?» sorride lui.

Da ragazzo aveva una Fiat 127, che distrusse in un incidente «perché forse andavo troppo veloce e mi sono schiantato contro un palo del telegrafo». Poi incontrò la moglie Ali e, nella prima settimana di fidanzamento, le regalò The man machine dei Kraftwerk e «proprio in quel periodo grazie ai Clash capivo che cosa fossero i sandinisti e Bowie mi faceva scoprire Brecht». 1978, per intenderci. Nel frattempo gli U2 hanno venduto oltre 150 milioni di copie, guadagnato 22 Grammy Awards (record!) e suonato di fronte a centinaia di milioni di spettatori (ben 26mila solo nei due concerti di Torino organizzati da Live Nation). «Qui, visto il calore del pubblico, abbiamo dovuto ricalibrare i suoni, e abbiamo adattato il concerto alla realtà perché siamo una band europea». Ossia: «Ci occupiamo anche del problema dei problemi, l'immigrazione». Già durante il concerto, sul megaschermo passano frasi chiare e immediate tipo «Voglio una casa mia», oltre a immagini che non hanno bisogno di spiegazioni: città mediorentali distrutte dai bombardamenti (probabilmente la siriana Kobane) e prigionieri dietro a filo spinato quasi come ai tempi di Bergen Belsen. «Queste persone non sono migranti, non usate questa parola. Sono rifugiati. È gente che fugge la violenza», dice Bono.

«Nel nostro concerto vogliamo evitare le risposte strillate, quelle da comizio, perché è facile fare domande e dare risposte così». In effetti gli U2 stavolta sono molto cauti nel fornire una chiave di lettura. Presentano il problema, che è sotto gli occhi di tutti. Ma non si allontanano molto dal «we're one but not the same», che è un verso di One e anche il germoglio da cui nasce la formula di Coexist , la coesistenza alla base del penultimo tour e, sotto sotto, anche di questo. E allora, mentre al brasato si accompagna un piemontesissimo Nebbiolo servito con la dovuta cautela, Bono benedice il film sul rap Straight outta Compton che uscirà in Italia il primo ottobre e The Edge fotografa lo stato del rock: «Se sei davvero rock'n'roll, non puoi crescere, il rock non si può fare con la testa da adulti». Però, fateci caso, tutti ammettono che «la storia degli U2 è molto legata ai libri, da Alice nel paese delle meraviglie fino alla Divina Commedia ». Grazie a queste letture, e non solo all'ascolto di grandi dischi, gli U2 oggi hanno la capacità (e il coraggio) di abbinare la musica a convinzioni che sono molto meno progressiste di quanto si creda. In fondo, loro sono la band del buon senso, non della politica. «È difficile credere in Dio se tuo figlio viene stroncato dalla droga - dice Bono - a meno di non capire che non è stato Dio a ucciderlo ma solo la droga». E mentre Bono parla a modo suo, ossia da istrione, gli altri della band lo seguono e annuiscono.

Larry scherza sui 40 anni che gli U2 festeggeranno il prossimo anno («Come in ogni matrimonio, preferiamo celebrare i 50 anni», allude) e The Edge conferma che «non l'abbiamo ancora comunicato ufficialmente ma faremo altri concerti in Italia probabilmente nell'estate 2016». Nel frattempo uscirà Songs of experience che sarà più compatto, più rock e, come minimo, altrettanto vivo perché, fateci caso, gli U2 sono l'ultima band degli anni '70 che non ha ancora smesso di esser giovane.

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