Altro che epidemia di tubercolosi. Quella scoppiata a Genova la scorsa settimana è stata una vera epidemia di strafalcioni, inesattezze e anche false promesse. Intorno all'allarme TBC all'Istituto Alberghiero Marco Polo di Quarto, infatti, da una parte i media liguri hanno fatto del loro meglio per distorcere, minimizzare, drammatizzare la questione a seconda delle volontà, e dall'altra la Asl3, a prima vista disponibile e puntuale, si è rimangiata a poco a poco quanto detto nelle prime fasi dell'allarme, per tranquillizzare le anime più preoccupate. Solo ieri per esempio una ventina di studenti, recatisi fiduciosi al presidio di via Archimede per fare il test di reazione cutanea alla tubercolina, sono stati rimandati a casa contrariamente a quanto promesso: «Non siete in pericolo e se proprio avete dubbi fatevi prescrivere dal vostro medico curante una lastra» sono state più o meno le parole che hanno gettato benzina sul fuoco di genitori già sul piede di guerra. Diverso il trattamento riservato a due professori, che sono stati presi in cura dai sanitari. «Loro - hanno detto al presidio - sono più a rischio, perché hanno sicuramente avuto più contatti».
Non migliore l'atteggiamento dei mezzi di comunicazione cittadini. Le più esaltate dalla notizia di un caso di tubercolosi nel capoluogo ligure sono parse fin da subito le televisioni: per una Telecittà che puntualmente ha riferito tutto quanto da noi scritto, fonte compresa, le varie Primocanale, Telecity, Raitre hanno ignorato, superato, scavalcato Il Giornale e la sua accuratezza. Il ragazzo malato è così diventato mille volte messicano per poi tornare brasiliano, il suo ricovero ha viaggiato per il mese di gennaio dal 18 al 20. Ancora meglio ha fatto la carta stampata che, tiepida, si è accorta del fatto solo dopo due giorni dal primo articolo su questa testata, e che se n'è poi appropriata seguendo la lezione dell'agenzia Adnkronos (cioè ignorare l'origine della notizia) più che quella dell'Ansa, che correttamente ha sempre citato la fonte.
Mirabile l'accostamento proposto dal Corriere Mercantile che ha pensato bene di condire la storia del Marco Polo con una cosuccia da nulla, la caccia segreta, partita addirittura dal Ministero dell'Interno, a un romeno tisico contagiosissimo che avrebbe percorso, non si sa bene con quali forze se così malato, tutte le province liguri. La migliore lezione di giornalismo, però, ce l'ha riservata Il Secolo XIX nell'articolo del 2 febbraio «Marco Polo, allarme tubercolosi ma dopo i controlli torna la calma». Le inesattezze partono dall'incipit: basta un click del giornalista Edoardo Meoli per trasformare l'Istituto Alberghiero in Turistico e cancellare il lavoro di chi vi scrive grazie alla frase «studenti e genitori vengono a sapere da un notiziario del mattino» che stride alle orecchie di quanti viaggiano da giovedì con le copie de Il Giornale nello zainetto. A metà pezzo l'apoteosi di accuratezza: «l'Istituto professionale ha avuto a pranzo il sindaco Marta Vincenzi, presente con una delegazione di operatori turistici e imprenditori stranieri. Una prova ulteriore che nell'Istituto non ci sono rischi per la salute» annuncia Meoli dopo cinque capoversi.
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