Ecco il genio. Come l'ha definito Obama? «Il creatore della migliore campagna elettorale della storia». Cioè David Axelrod, questo signore che indossa una cravatta rossa e ha i capelli in ordine, mentre riceva una telefonata: «Hanno dato l'Ohio? Allora è fatta». La vittoria di Barack Obama appartiene ad Axelrod, lo stratega che ha creato la squadra, ha plasmato il candidato, ha indicato messaggi, slogan, strategie. Scelte. «Mi ha guidato gradino dopo gradino», dice Obama ora. Lo ringrazia e non smetterà di farlo. Perché adesso sono di nuovo insieme, chiusi nella casa del nuovo presidente a disegnare la squadra di governo. È lui che suggerisce di prendere come capo dello staff della Casa Bianca il deputato Rahm Emanuel, che pare abbia accettato ieri l’incarico. Perché Axelrod ed Emanuel insieme hanno costruito la vittoria democratica al Congresso nel 2006 scegliendo uno per uno i candidati che avrebbero potuto strappare i seggi ai repubblicani. Lo stratega di Obama è un animale politico. Per molti è la versione democratica di Karl Rove. È figlio della politica di Chicago, esattamente come Obama e come Emanuel. Qui, nella città del vento, Axelrod ha raccontato la politica cittadina per anni sul Chicago Tribune e poi s'è sganciato per andare dall'altra parte, cioè dietro, a fare il suggeritore, la mente, il consulente.
Con David, Barack è amico da più di quindici anni. La sua specialità è stata quella di far eleggere i candidati di colore. Lui è bianco, bianchissimo, persino pallido. Veste male, si concia peggio, non si pettina. Negli anni ha maturato la convinzione che l'America abbia bisogno di nuovi leader. Lui i suoi è andato a prenderli nei posti più disparati. Ha guidato la campagna dell'attuale governatore del Massachusetts, Deval Patrick, considerato il prototipo politico di Obama, anzi di più: quello da cui Obama - ed evidentemente lo stesso Axelrod - avrebbe persino copiato dei discorsi. David non s'è fermato, comunque. È riuscito a far eleggere i sindaci di Detroit, Filadelfia, Houston, Cleveland. Tutti neri.
Pacato, addirittura posapiano. Si racconta che tre giorni prima dell'inizio della convention di Denver, lo staff fosse tutto riunito per lavorare al discorso di Obama. Poi un cameriere bussò alla porta: «C'è una Caesar salad. Qualcuno l'ha ordinata, di chi è?». E Obama: «Ragazzi qualcuno ha ordinato del cibo». A quel punto Axelrod alzò il braccio, con Barack subito a prenderlo in giro: «Ah, scusa Ax. Scusa se ho interrotto il tuo pranzo con il discorso di nomination».
Nella campagna di Obama ha coordinato tutto. Axelrod è esperto: è cresciuto frequentando la politica «sporca e cattiva» della città del vento. Ora conosce alla perfezione i meccanismi di Washington, anche se non si è mai voluto trasferire. Però sa. Per questo adesso ha la lista dei ministri pronta. Ci sta lavorando con Barack. A segretario di Stato vuole Bill Richardson, il governatore ispanico del New Mexico, che è stato ministro con Clinton e ambasciatore. L'altra opzione è John Kerry, ex candidato democratico alla presidenza sconfitto nel 2004 da Bush. Al Tesoro è indeciso tra l'ex rettore di Harvard ed ex segretario al Tesoro di Clinton, Lawrence Summers, l'ex presidente della Fed Paul Volcker e il presidente della Fed di New York Timothy Geithner. L'organigramma dell'amministrazione Obama ha molti nomi: c'è anche quello di Arnold Schwarzenegger potenziale segretario all'Ambiente, lui che ha condotto in California una grande battaglia contro lo smog. Tra i potenziali «ministri» anche l'ex segretario di Stato, Colin Powell, al quale potrebbe essere affidata l'Istruzione.
Alla Difesa, l'amministrazione avrà probabilmente un repubblicano. All'inizio si fermerà Robert Gates, l'attuale capo del Pentagono con Bush. Poi si vedrà.
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