«Teatro a rischio commissario»

«Il Carlo Felice non deve andare dove va la politica tradizionale come ha affermato l'altro giorno il sindaco Marta Vincenzi, ma un importante teatro deve avere una politica culturale territoriale. Mi riferisco anche al Regio di Torino. Un esempio di decentramento culturale che produce spettacoli a livello territoriale in tutto il Piemonte. Tanto che la Regione lì stanzia dieci milioni di euro. Dalla giunta Burlando il Carlo felice ne prende soltanto uno. Roba da morti di fame».
Mario Menini, membro del Cda del Carlo Felice in «quota» Lega Nord, torna sulla polemica del teatro genovese dopo che sabato anche l'altro consigliere nominato dal ministero, Sergio Maifredi, aveva polemizzato con la sindaco: «Il nostro teatro va dove va il teatro e non dove va la politica».
Menini, insomma, la vede come l'esperto regista Maifredi, ma poi, da buon contabile, snocciola alcuni numeri «non bene interpretati» che l'ex direttore dello staff, il Marchionne della lirica Renzo Fossati, aveva diffuso durante l'incontro di sabato dove si annunciavano le sue dimissioni irrevocabili.
«Fossati e il Cda - commenta Menini - hanno fatto un ottimo lavoro. Con i contratti di solidarietà si risparmia circa 11 milioni di euro in due anni. Tuttavia è un risparmio che tecnicamente non è detto che incida sui 16 milioni di euro di debito del Carlo Felice. Le uscite calcolate dalla società di consulenza Deloitte, proposta da Riccardo Garrone, contavano su 25 milioni di euro di entrate. In realtà finora rimangono ridotte a 17 milioni di euro».
Il teatro, secondo Menini, probabilmente non incasserà i 3 milioni di euro che il ministro alla Cultura Bondi avrebbe verbalmente «promesso» a Marta Vincenzi. Inoltre i finanziamenti del Fondo Unico per lo Spettacolo si ridurrebbero a circa 8, massimo 9 milioni di euro. A questa cifra c'è da aggiungere i 3,5 milioni di euro di Comune e Regione, i 3,5 milioni di euro di incassi e i 2 milioni di euro dei privati. Tuttavia l'altro giorno Marta Vincenzi si è detta «fiduciosa» che la cordata dei privati in aiuto del Carlo Felice possa avere successo. E così, secondo Menini, dovrebbero arrivare altri 2 milioni di euro.
«Se così non fosse - spiega il consigliere del Cda - c'è il pericolo che il teatro possa finire sotto commissariamento. Il maestro Pacor ha recentemente fissato intorno ai 18,5 milioni di euro la previsione delle uscite annuali.

Con quei 2 milioni di euro in più che tutti ci aspettiamo si riuscirebbe, quindi, a defalcare tra mezzo milione e un milione di euro dal debito di 16 milioni che rappresenta la linea di confine dal baratro. Il Carlo Felice, infatti, vale 48 milioni di euro. La legge prevede il commissariamento se i debiti superano la soglia dei due terzi».

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