Economia

Bitcoin, sprofondo rosso. Cosa dovrebbe fare chi ne possiede

In un anno bruciati 2mila miliardi di dollari. Pesa l’assenza di una regolamentazione del mercato e, intanto, il Bitcoin scivola sotto i minimi degli ulti due anni circa. Venderli o attendere?

Bitcoin, sprofondo rosso. Cosa dovrebbe fare chi ne possiede

Il Bitcoin ha toccato il suo minimo dalla fine del 2020, raggiungendo quota 19.037 dollari per guadagnare qualcosina durante la giornata e raggiungere i 19.131 dollari. Tradotto in cifre più comprensibili, esaminandone l’andamento negli ultimi sei mesi, il Bitcoin è passato da un controvalore di 40.085 dollari (il 12 aprile 2022) ai 19.131 dell’11 ottobre, ha quindi perso poco più di 20.950 dollari, il 52,27% del proprio valore.

Se lo si considera secondo questi parametri, non è stato di certo un buon investimento. Il Financial stability board (Fsb), l’ente di vigilanza su scala mondiale, chiede l’introduzione di regole più stringenti al fine di limitare le tante vulnerabilità delle criptovalute, Bitcoin inclusi.

All’appello dell'Fsb si uniscono quelli del Fondo monetario internazionale, della Federal Reserve e della Bce che continuano ad avvertire dei rischi per chi investe nel mercato delle criptovalute ma, come sottolinea Klaas Knot (che è nel contempo presidente della Banca nazionale olandese e numero uno del Fsb) in una lettera inviata ai ministri delle Finanze del G20, sembra che la scarsa capitalizzazione degli operatori di criptovalute e la loro predisposizione al rischio non stia facendo scuola, nonostante i tanti scossoni e fallimenti che si registrano sul mercato. Il sentiment del mercato delle criptovalute è ribassista, non soltanto quello dei Bitcoin.

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A fare stato sono soprattutto i dati oggettivi: in un anno il valore di capitalizzazione è passato da 3.000 miliardi a 943 miliardi di dollari in un solo anno. Il crollo progressivo delle criptovalute nel loro insieme trascina con sé il Nft, i token non fungibili, l’arte da collezione registrata su blockchain, il cui valore di mercato è sceso del 95% da gennaio a inizio ottobre, passando da 17 miliardi a 466 milioni di dollari, facendo così esplodere la bolla. Appare sempre più evidente come le criptovalute non siano scollegate dai mercati finanziari e come il loro andamento ricada – nel bene e nel male – sui mercati aggregati.

I rischi

Il mercato delle criptovalute cambia rapidamente e chi vi investe deve essere capace di leggere in tempo reale il continuo ridisegnarsi degli equilibri che lo dominano. I 2mila miliardi di dollari bruciati dal settore dimostrano che il mercato delle criptovalute risente delle politiche monetarie che limitano gli investimenti speculativi. Il numero uno della Fed, Jerome Powell, ha sostenuto a fine agosto che la Banca centrale statunitense avrebbe potuto continuare ad alzare i tassi di interesse e ha fatto perdere il 3,8% del valore di capitalizzazione di tutte le criptovalute. Un clima di incertezza spinge gli investitori a vendere e, infatti, hanno venduto criptovalute come qualsiasi altro bene finanziario in loro possesso.

Cosa fare

Dare un consiglio univoco è proibitivo ma, in linea di massima, occorre considerare che la forte volatilità dei Bitcoin, nell’ultimo anno, è venuta meno. Chi ha acquistato criptovalute per correre sull’otto volante deve rinunciare alle iniezioni di adrenalina e cominciare ad abbracciare l’ottica secondo cui, oggi, sono un prodotto di investimento sul lungo termine e non più “mordi e fuggi”.

A ulteriore dimostrazione dello stato comatoso del mercato delle criptovalute subentra la notizia di ieri, secondo cui, Google ha deciso che dal 2023 accetterà pagamenti in Bitcoin per i servizi cloud, un annuncio che può indurre altre aziende a scegliere di aprire ai pagamenti in criptovalute. In una situazione di maggiore distensione dei mercati una novità simile avrebbe rivitalizzato il settore ma, limitatamente ai Bitcoin, si è assistito a uno scivolone fino a 19mila dollari. Il defibrillatore non ha funzionato.

Partendo da queste osservazioni, ognuno deve trarre le proprie conclusioni valutando anche il prezzo pagato per acquistare bitcoin e tenendo conto dell’indebolimento dei mercati.

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