In telecamera caritatis

Cioè, secondo Marco Travaglio «gli ultimi lasciti del berlusconismo sono la tv giudiziaria e la giustizia televisiva», ha scritto proprio così: «lascito del berlusconismo». L'ha scritto 15 anni dopo che Un giorno in pretura mandò in onda il primo Di Pietro piazzato su un palchetto più alto, con stacco finale sulle lacrime di Walter Armanini; l'ha scritto 14 anni dopo il processo Cusani, che fu sintassi delle inquadrature che stravolse la grammatica processuale, sfilata degli untori, scenette e teatrini, finte litigate, ridondanze pedagogiche verso le telecamere. Secondo Travaglio il problema non sono i processi televisivi, ma le trasmissioni giornalistiche che si sono occupate per esempio del caso Franzoni. Secondo Travaglio le telecamere deformano il processo dall'esterno dell'aula, non dal suo interno. Secondo Travaglio la requisitoria del processo Franzoni, che addìta i mass-media, andrebbe distribuita all'università. Ma all'università sono già coperti, Marco.

Leggiti Rituali di degradazione, anatomia del processo Cusani di Giglioli e Cavicchioli e Fele, Il Mulino 1997; leggiti Giudici e telecamere, il processo come spettacolo di Gianaria e Mittone, due torinesi come te. E sappimi dire.

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