Tre pagine su carta intestata dell'amministratore delegato di Telecom Italia Franco Bernabè, ed in calce la firma del medesimo: accuratamente falsificata, o semplicemente ritagliata ed incollata al computer prelevandola da una circolare autentica. Nelle tre pagine, l'annuncio di una svolta nella gestione della compagnia telefonica, a partire dal taglio delle retribuzioni e dei privilegi ai supermanager, e un attacco frontale ad una parte dell'azionariato della società, a partire dalla banche.
Tutto falso, dalla prima all'ultima riga. La circolare recapitata nei giorni scorsi a molti dipendenti di Telecom Italia è, verosimilmente, solo l'ultima impresa del gruppo di contestatori che si muove da tempo all'interno dell'azienda, mettendo in piazza i bonus e gli altri segreti del management. Ma questa volta il gruppo sceglie di alzare il tiro.
«Da quando ho preso in mano il timone di questo transatlantico - scrive il falso Bernabè - ho sempre avuto presente l'esternazione pubblica del prof.Rossi che affermava che Telecom ricordava la Chicago degli anni Trenta. I fatti, come ho avuto modo di verificare col tempo, confermavano lo scenario descritto». E via con le accuse: a Marco Tronchetti Provera che sarebbe «rientrato dalla finestra» tramite Mediobanca, a Mediobanca e a Intesa che avrebbero avuto come unici obiettivi «il massimo lucro possibile» e «non fare emergere nulla della gestione precedente», a fronte di una «azienda indebitata, con i ricavi in calo costante e il patrimonio disinvestito e cannibalizzato negli anni». Seguono nomi e cognomi dei manager e dei loro protettori: «manager inadeguati ma intoccabili e privilegiati perché espressione diretta della politica nepotistica che caratterizza il nostro paese».
Ma ecco l'annuncio della svolta: «In quest'ultimo anno mi riprometto di svolgere una attività rivoluzionaria rispetto alla precedente».
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