Telecom, la lista Fossati schiaccia i Fondi

Findim, secondo azionista dopo Telco, sfiora il 5%

Telecom, la lista Fossati schiaccia i Fondi

da Milano

La lista Fossati per il consiglio di amministrazione di Telecom Italia, che comprende i nomi dell’economista Paolo Baratta, del consulente Roland Berger e del manager Gian Emilio Osculati, rischia di polverizzare quella di Assogestioni, ossia quella dei fondi di investimento. La Findim, holding della famiglia ex-proprietaria della Star, aveva comperato ai primi di maggio una quota pari al 2% del gigante telefonico investendo 550 milioni ma approfittando dei ribassi dei giorni scorsi ha arrotondato la partecipazione fino al 4,47%. E dunque oggi il gruppo guidato da Marco Fossati è il secondo azionista dietro alla compagine Telco. La Findim potrebbe anche contare sul sostegno di Pirelli che ancora detiene un 1,34% di Telecom. In totale si sfiorerebbe dunque quasi il 6% del capitale. Mentre Assogestioni per ora ha soltanto lo 0,5%, dato che il suo alleato più importante, Jp Morgan, che ha il 2,3% del gigante telefonico, non ha appoggiato questa lista (che comprende i nomi di Luigi Zingales, Stefano Cao, Aldo Roveri e Francesco Vella) e molto probabilmente voterà quella del socio di maggioranza Telco.
Il risultato delle grandi manovre dietro al cda del gruppo telefonico che sarà ratificato dall’assemblea degli azionisti del 14 aprile è quello di rischiare di non avere consiglieri indipendenti come potevano essere quelli espressi dalla lista di Assogestioni, che non esprimerà alcun proprio rappresentante consigliere se non raggiungerà almeno il 2% dei voti. Di conseguenza in questo caso tutti i consiglieri saranno espressione dei soci di maggioranza anche se però qualcuno tra i nomi scelti presenta un profilo da «indipendente», come per esempio l’economista Jean-Paul Fitoussi nominato da Generali.
Quanto alla lista espressa dal socio di maggioranza, ossia Telco, che detiene una quota pari al 24,5% di Telecom e a cui spettano 12 consiglieri, non ci sono state sorprese. Oltre al presidente Gabriele Galateri e all’amministratore delegato Franco Bernabè, i candidati sono Cesar Alierta e Julio Linares rispettivamente presidente e ad di Telefonica, Tarak Ben Ammar e Renato Pagliaro per Mediobanca, Elio Catania e Gateano Miccichè per Intesa SanPaolo, Jean-Paul Fitoussi, Berardino Libonati e Aldo Minucci per Generali, Gianni Mion per Sintonia, ossia per il gruppo Benetton. Sono stati anche fatti i nomi di Clemente Rebecchini, Filippo Bruno e Karl Pardaens. Ma dato che il numero di eletti per Telco saranno 12, perchè tre posti andranno alle liste di minoranza, questi ultimi tre candidati non saranno eletti.
Telco ha votato per un cda composto da 15 membri contro i 17 attuali proponendo un mandato triennale mentre l’ultimo era stato «di transizione» e limitato a un anno. Anche in questo caso si è pensato di risparmiare: il compenso massimo complessivo per i membri sarà di 2,2 milioni contro i 2,8 milioni previsti per il board uscente.
All’assemblea sarà anche chiesto di autorizzare i candidati al proseguimento delle attività personali e di svincolarli dal divieto di concorrenza.

Ieri in Borsa Telecom, dopo tre sedute al rialzo, è scesa del 2,1%. Intanto nel bilancio della società sono state iscritte passività per 426 milioni a fronte di contenziosi giudiziari, arbitrali e fiscali per i quali il gruppo ritiene «probabile un rischio di soccombenza».

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