Telecom, un semestre in salsa argentina

Telecom alla prova dei conti. Giovedì prossimo 4 agosto il cda presieduto da Franco Bernabè si appresta ad approvare quelli del secondo semestre, che non invertono la tendenza già registrata nel primo. Così, mentre il fatturato in Brasile cresce ancora, i ricavi su quello che per Telecom è il primo mercato, ossia l’Italia, continuano a scendere.
Per il neo ad per l’Italia, Marco Patuano nominato il 13 aprile scorso, si tratta della prima trimestrale. Ovvio che in tre mesi i miracoli siano impossibili e inoltre far crescere il fatturato in Italia non è cosa semplice. A pesare sono soprattutto i tagli alle tariffe. E Tim in questa fase ha scelto la prudenza: nessuna offerta particolarmente invitante dal punto di vista di prezzo. Patuano sta cercando di accelerare soprattutto sui servizi, per il mobile ma anche sulla telefonia fissa, con l’implementazione della piattaforma Cubovision con sempre più contenuti i servizi di Cloud Computing (ossia con server remoti) dedicati alle aziende.
In attesa di veder risalire i ricavi in Italia un report di Mediobanca getta un faro sulla prossima trimestrale che vede le attività domestiche fatturare 4,7 miliardi, che vuole dire un calo del 7,6% rispetto allo stesso periodo del 2010. E lo stesso calo si registra anche sui conti semestrali che vedono i ricavi a 9,3 miliardi. Per contro in Brasile i ricavi, nei tre mesi, sono in aumento portandosi a 1,8 miliardi, ossia una crescita del 16% rispetto all’anno scorso. Un trend di tutto rispetto, anche se certamente meno impetuoso rispetto all’anno precedente, quando il fatturato era aumentato di oltre il 30%. Insomma anche il Brasile, dove Tim Brasil si sta battendo per la seconda posizione sul mercato dietro a Vivo, in un testa a testa con Claro, la crescita delle tlc mobili sta rallentando. Anche se ha incrementato i ricavi grazie anche alla vendita dei cellulari. Telecom può però consolidare in bilancio i ricavi della controllata Argentina, pari a 770 milioni nei tre mesi e a 1,5 miliardi nei sei. Ed è proprio il Paese sudamericano a contribuire alla tenuta dei ricavi del gruppo, che nei sei mesi passano a 14,5 miliardi, ossia più 9,7% rispetto ai 13,2 del 2010.
Una incognita resta il debito che è visto in calo da 34 miliardi dei primi sei mesi del 2010 a 31 miliardi del periodo attuale ma in aumento a fine esercizio a causa di investimenti in Brasile per 700 milioni e della gara frequenze che peserà per 600 milioni quest’anno e 200 il prossimo. Mediobanca ritiene inoltre che, data la crisi e la poca propensione alla spesa dei consumatori, anche il margine lordo d’esercizio previsto dalla società per l’anno in corso sarà in calo rispetto alle previsioni di circa 1,5% come pure l’utile visto in contrazione, sempre rispetto a quando previsto dalla stessa Telecom, del 2,9%.
Come fare dunque a far risalire i ricavi e le quotazioni del titolo (ieri in Borsa -4,2%) che ormai veleggia sotto la soglia psicologica di 1 euro (0,84)? Su questo fronte pare sempre più forte l’azione di lobby a Bruxelles, fatta da tutte le maggiori società di tlc europee, che puntano a recuperare redditività dagli enormi profitti realizzati da società che operano solo in rete (come Google, Facebook, Yahoo) e che senza di essa neppure esisterebbero.

Lo stesso potrebbe accadere anche sulla rete mobile dove i grandi negozi online, come iTunes e Android, fanno affari d’oro. Insomma, un po’ come nel mondo reale, non pare giusto che Apple abbia in pancia 76 miliardi di dollari di liquidità e Telecom 31 miliardi di euro di debiti.

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