Telefonini e droga nelle celle di S. Vittore Arrestate 8 persone

I parenti dei carcerati durante gli incontri passavano cocaina, hashish, cellulari e sim card

Quei due, in Procura, se li ricordano ancora benissimo. In apparenza due dei tanti balordi che il 4 aprile dell’anno scorso si trascinavano in aula per un’udienza preliminare di cui erano gli imputati. Davide Bettera, 30 anni e Andrea Visigalli, cinque di meno, insieme a un coetaneo, pure lui pregiudicato, Michelangelo Catania, erano stati arrestati un mese prima dagli investigatori dell’«Antirapine» della Mobile, diretti da Pierpaolo Marrazzo, per aver commesso, in concorso con altri complici (tra cui il calabrese Luca Condò, 24enne) almeno 25 rapine in banca tra Milano e l’hinterland. I poliziotti avevano fatto irruzione in un appartamento di Ripa di Porta Ticinese la sera dell’ultimo colpo dei tre, finiti poi in questura con la donna di Bettera (scagionata) Carmela Dito, 30enne, sposata con un complice dell’amante, il serbo-montenegrino Goran Rakovic, 39 anni.
Uno dei tanti riti giornalieri resterà, però, nella storia del tribunale per l’inaspettato scatto di Visigalli. Che, mentre entra in aula, assale e tenta di disarmare, spalleggiato da Bettera, la guardia penitenziaria, scatenando il panico nei corridoi. In breve tutto torna al proprio posto. E, dopo il processo, Bettera (già latitante ricercato), Visigalli, Catania e Condò, vanno dritti a San Vittore.
Tutto finito? Non certo per un tipo come Bettera, che ama fare bisbocce anche in carcere. E che - dopo un fallito tentativo di fuga - diventa, dietro le sbarre, l’organizzatore ufficiale di festini per sé e i suoi complici, conditi con hashish e cocaina. Il tutto grazie a una fitta rete di spacciatori e amici e a un minuscolo telefonino (un Panasonic) che Bettera faceva entrare in cella e che «girava» al ritmo di 300 chiamate al giorno.
Solo intervenendo a più riprese la polizia penitenziaria ha bloccato i vari tentativi di introdurre la droga nel carcere con tecniche originalissime: dalla coca nascosta nel tacco delle scarpe, fino a quella più intimamente celata da Maria Carmela che, in visita in carcere al suo amante, andava in bagno e mentre salutava Bettera con un bacio appassionato, gli passava la coca o la carta Sim per il cellulare.

Nove i provvedimenti di custodia per i balordi (tutti residenti in città) alla fine delle indagini della Mobile: Bettera (originario del Bresciano) è stato trasferito al carcere di Cuneo in isolamento diurno, la «sua» Carmela, ligure, è finita a San Vittore con il consorte (Rakovic è un grosso trafficante di droga del Corvetto, a lungo interrogato dopo l’esecuzione dello scorso 19 giugno, in via dei Panigarola, di un egiziano, freddato a colpi di pistola nel suo appartamentino, davanti alla famigliola, da un commando di 4 slavi, ndr) e con Elena Panetta, 33 anni, Carla Martelli 56enne toscana, parente di Bettera e già arrestata per spaccio e Vincenzo Ravalli, siciliano 46enne; ai domiciliari Christian Giovinazzo, 32 anni e la 41enne di Garbagnate Laura Maria Giulitti; per il monzese Massimiliano B. e Vincenzo R., pure lui ligure, solo l’obbligo di dimora.

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