Gianandrea Zagato
«Se non avessi avvertito bisogno, non mi sarei mai messo in questa cagnara. Non avevo bisogno di successo o di notorietà. Ho sentito che dovevo fare qualcosa per cambiare». Dario Fo spiega così il perché della sua candidatura. E lo fa conversando con i cittadini al mercato di piazzale Martini. si rifiuta di raccontarlo dagli schermi di Telelombardia se a porre le domande cè anche un giornalista di questa testata.
Scelta che Fo spiega rifiuta però di illustrare dagli schermi di Telelombardia. Motivo? «Io con il Giornale non parlo». Scelta legittima di rifiutare il confronto pubblico con i giornalisti se, tra questi, cè anche quello de il Giornale piuttosto che di Libero o de il Foglio. Scelta incomprensibile per chi si candida a governare Milano. «Mi dispiace sinceramente che Fo non abbia partecipato a PrimaSerata e lo considero un mistero buffo» confida David Parenzo, conduttore della trasmissione più seguita della Lombardia: «Credo che il sindaco di tutti i milanesi non possa non accettarsi con pezzi importanti della società ambrosiana, penso ai lettori de il Giornale. Quello di Fo è un rifiuto ideologico davvero incomprensibile». Che ha provocato «critiche» anche dai suoi supporter, come lo stesso Fo racconta online: amici che hanno valutato la sua diserzione senza «stile» né «eleganza» ma pure come prova di mancanza di «spirito democratico». E non digerendo questultima accusa, Fo, dà la sua interpretazione dei fatti che prenderebbe - condizionale dobbligo - spunto da un episodio «accaduto sette o otto anni fa» quando Fo si sentì moralmente coinvolto in una vicenda denunciata da un anonimo lettore vittima delle violenze del Leoncavallo. Vittima perché la sua vettura fu data alle fiamme in via Turati dagli autonomi e lui attraverso una lettera pubblicata su queste colonne ne chiese ragione a Fo. Che, ora, narra di aver tentato di rintracciare quel lettore senza riuscirci e che, successivamente, scoprì, non essere mai stata data alle fiamme una vettura.
Questa, per il Nobel aspirante sindaco dellUnione, sarebbe la prova del suo diritto a non presentarsi davanti alle telecamere di Telelombardia «non sentendomi a mio agio allidea di dover dialogare con un giornalista del quotidiano». Fin qui la cronaca di una scelta incomprensibile che solo lex prefetto Bruno Ferrante non ha sgradito, magari sperando di recuperare terreno (tra i due candidati ci sono appena due punti di distacco) sul suo competitor.
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