La Tempesta si abbatte sul No’hma

L’opera di Shakespeare rivive in nove scene

Ferruccio Gattuso

Un’isola per scoprire, lontano dal mondo «civilizzato», la verità su se stessi e sugli altri. No, grazie al cielo non è l’Isola dei famosi, come il tormentone catodico di quest’epoca vorrebbe. Bensì l’isola dove il mago Prospero, duca di Milano spodestato dal fratello Antonio, viene esiliato insieme alla figlia Miranda, e dove Prospero cercherà di consumare la sua particolare rivincita.
È l’isola della Tempesta di William Shakespeare, opera tra le ultime del Bardo inglese, si dice la penultima prima dell’Enrico VIII, pronta a rivivere sul palcoscenico del Teatro No’hma questa sera alle 20 e alle 22 (ingresso libero fino ad esaurimento posti), nell’allestimento coordinato da Valentina Garavaglia del Centro Teatro Attivo, le scene di Davide Bassini, il cast dei giovani attori del Centro Teatro Attivo e il progetto registico del Laboratorio Arti della Scena dell’Università degli Studi di Milano.
Ce n’è abbastanza per considerare questa versione de La Tempesta la dimostrazione ennesima, se mai ce ne fosse bisogno, dell’immortale fascino che il teatro di Shakespeare continua ad esercitare su chiunque voglia misurarsi con l'esperienza del palcoscenico. La scuola del Centro Teatro Attivo di via Ampère, a pochi passi dal No’hma, sceglie quindi di rivisitare l’opera del grande drammaturgo inglese, con un libero adattamento che tesse un collage di nove scene, pensate da nove registi diversi.


Progetto artistico nato nel 2003, quello in scena al teatro No’hma, ideato dagli allievi del Laboratorio Arti della Scena dell’Università statale di Milano i quali, partendo da uno studio critico dell’opera, hanno poi «vestito» nove messe in scena differenti confrontandosi con giovani scenografi dell’Accademia di Brera e attori del Centro Teatro Attivo: un modo indiscutibilmente efficace per offrire agli studenti universitari un rapporto diretto - in carne, ossa, e tensioni - con il mondo del teatro.
I temi della contesa per il potere, della magia e dell’illusione, dell’amore e infine del perdono occupano la scena, raccontati da uno Shakespeare nel pieno della maturità creativa.

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