«Tempi troppo lunghi per le cause Bisogna snellire le procedure»

Alessandro Vardanega, 47 anni, presidente di Unindustria Treviso (terza associazione imprenditoriale in Italia per numero di iscritti), è uno dei maggiori produttori nazionali di laterizi: la sua Industrie Cotto Possagno spa, impresa di famiglia, ha 270 dipendenti e fattura 60 milioni di euro.
Presidente Vardanega, che giudizio dà sull’intervento del capo dello Stato?
«Non giudico l’operato del presidente della Repubblica, che è il garante delle nostre istituzioni».
Voi imprenditori, soprattutto nel Nordest, ritenete comunque necessario modificare le normative che regolano i licenziamenti, o no?
«La riforma delle procedure del rito del lavoro è senz’altro nelle attese delle imprese e di tutte le parti sociali, se non altro in considerazione dei tempi estremamente lunghi richiesti da ogni processo. Tenga conto che mediamente occorrono più di 900 giorni per ottenere la sola sentenza di primo grado».
Per voi resta dunque prioritario ridurre i tempi del contenzioso. È d’accordo con i contenuti del disegno di legge approvato dal Parlamento?
«L’obiettivo di accelerare la durata del procedimento che si pone il nuovo rito del processo di lavoro è del tutto condivisibile. Bisogna giungere a una riforma che dia alle parti, cioè al datore di lavoro e al dipendente, la certezza di poter vedere riconosciuti ragioni e torti, tutelando i propri diritti. Procedure più snelle e tempi più rapidi consentirebbero tra l’altro ai tribunali di concentrarsi sulle cause di maggior peso e complessità».
Quale giudizio dà sull’introduzione dell’arbitrato?
«È un modello di soluzione dei contenziosi che Unindustria Treviso ha sempre sostenuto. Voglio ricordare, per esempio, che abbiamo appoggiato fin dalla sua costituzione un organismo dedicato come la Curia Mercatorum attiva presso la nostra Camera di Commercio».
Che vantaggi apporterebbe l’arbitrato nelle cause di licenziamento?
«Avrebbe la caratteristica di essere alternativo rispetto alle tradizionali procedure giudiziarie e sarebbe possibile soltanto se viene scelto dalle parti.

Oltre a questo, esso richiederebbe anche due ulteriori passaggi: che sia previsto dal contratto nazionale di lavoro a cui si riferisce l’oggetto del contenzioso, e che il contratto di lavoro sia stato certificato alla Direzione del lavoro o altro organismo riconosciuto. Mi pare una soluzione che tiene conto degli interessi di tutti».

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