La tenda rossa parte per il restauro

Salvò la vita di Nobile e di altri esploratori dopo lo schianto del dirigibile sul pack

Agli inizi non fu rossa ma solo molto, molto resistente: così la tenda di Nobile riuscì a salvare tanti uomini dalla morte. Ora così resistente, quel drappo di seta e cotone non lo è più, ma a salvarla penserà una squadra torinese, guidata da Cinzia Oliva, specialista nel recupero dei tessuti. La Tenda rossa era da 50 anni al Museo della Scienza e della Tecnica. Troppo fragile per restare esposta, nell’ottantesimo anniversario degli eventi, l’istituto milanese, in collaborazione con Regione e Comune, ha deciso per il suo restauro, al via lunedì prossimo. Così è l’uomo a salvare ora la tenda che seppe salvare nove vite. Loro, angeli bianchi caduti dal cielo e dimenticati nell’ancor più bianco e vasto pack del Polo Nord la dipinsero con dell’anilina nell’estremo tentativo di non finire inghiottiti nell’orizzonte sempre uguale a se stesso dei ghiacci. Da quel 24 maggio 1928 la tenda fu rossa ed assolse egregiamente al suo compito. I superstiti, fra cui il capo spedizione Alfredo Nobile, erano stati sbalzati a terra dal dirigibile Italia che, urtata la banchisa, si risollevò in volo con altri sei passeggeri di cui più nulla si seppe. Rifugiati nella tenda rimasero in nove per 48 lunghissimi giorni di attesa. A salvarli fu prima la fortuna di un messaggio captato da un radioamatore russo, poi il mondo si mobilitò.

Un aereo sorvolò la tenda il 20 giugno e poco dopo un rompighiaccio russo riuscirà a trarre in salvo l’intero equipaggio insieme alla cagnetta Titina. Lunedì prossimo parte dunque il nuovo viaggio della tenda più famosa della storia.

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