La tendenza Ormai i deejay sono vere popstar

Impossibile negarlo: ormai i deejay sono autentiche popstar. Vendono milioni di dischi (David Guetta), suonano di fronte a decine di migliaia di persone (alla Reggia di Venaria vicino a Torino, dove tra l’altro c’era anche Fargetta, l’olandese Tiësto ha appena fatto il tutto esaurito), sono adorati dalla critica (dovreste leggere le recensioni degli Swedish House Mafia). Sono insomma il ponte vitale che - anche grazie a collaborazioni come quelle tra Guetta e Celine Dion o Fergie dei Black Eyed Peas - unisce la dance con il pop mainstream, il più biodegrabile. È il risultato di un rapporto, quello tra deejay e musica suonata, esploso quasi trent’anni fa, nel 1982, con la memorabile e pioneristica «The message» di Grandmaster Flash, primo dj rapper a entrare nel 2007 nella Rock’n’roll Hall of Fame. Poi nel 1986 i Run Dmc allargarono ancora più il campo aprendosi al rock di «Walk this way» degli Aerosmith (nascita del raprock e consacrazione dei deejay nell’universo del rock duro). E nel 1996 l’americano Dj Shadow debuttò con l’album «Endtroducing...

», poi entrato nel 2001 nel Guinness dei Primati come il primo disco interamente formato da «sample». E oggi i deejay sono veri (e ricchissimi) santoni coccolati dalla discografia e dal pubblico. Un bel segno, sul serio.

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