
C'è da dire che in fondo sono ragazzi. Jannik Sinner è fresco 24enne, Carlos Alcaraz ha due anni di meno: noi li vediamo come campioni inarrestabili, eppure i dominatori del tennis non hanno ancora neppure la piena maturità sportiva. E vivono ancora di ingenuità che sembrano impossibili, guardando la classifica. Eppure ci sono.
Stasera a Cincinnati sarà la quattordicesima sfida (ore 21), la quarta finale consecutiva dopo Roma, Parigi e Wimbledon. Due vittorie a uno per lo spagnolo che guida il totale 8-5, ma è ormai impossibile fare un pronostico, perché all'interno di ogni partita c'è sempre un momento in cui l'asso della racchetta lascia spazio a una gioventù piena di dubbi. E il fatto che, nonostante questo, i due stiano cannibalizzando tutti i tornei sulla loro strada, spiega cosa potrà essere il futuro (per gli altri) quando le incertezze diventeranno esperienza. Carlos ha spiegato questo concetto dopo aver battuto Zverev in due set, ma mettendosi a commettere doppi falli in serie proprio mentre l'avversario non stava più in piedi per il caldo: «A me piace dare spettacolo, il tennis per me è questo: divertire la gente. Jannik ed io cerchiamo sempre di farlo ogni volta, ci conosciamo bene ormai, eppure contro di lui c'è sempre qualche dettaglio nuovo da affrontare. Sto imparando, continuo a farlo ogni partita perché ogni volta lui ha cambiato qualcosa e io ho cambiato qualcosa. Quindi, dopo ogni match lo riguardo per prendere appunti e migliorare».
La scuola è sempre aperta, insomma, per la disperazione (a volte) del suo coach Ferrero che lo rimprovera di non saper fare vita da atleta nelle pause della stagione ed anche di complicarsi la vita quando i match sono già avviati (e in Ohio è successo spesso). Ma Carlos è un ragazzo, ed anche se Jannik non è dello stesso tipo, e preferisce le partite a burraco alle discoteche di Ibiza, pure Darren Cahill e Simone Vagnozzi devono correre in aiuto, quando i timori del campione esplodono incontrollati. Vagnozzi, in particolare, è quello che in partita deve rimettere in carreggiata la testa di Sinner, e lo ha fatto anche in semifinale, quando nel primo game del secondo set il suo allievo si sentiva talmente stanco da non riuscire più a colpire come al solito. «Accorcia gli scambi, appena puoi tira il colpo! Dài!». È bastata questa molla e il giovane Sinner è tornato a giocare da Re.
E d'altronde: «Non ho mai sognato da piccolo di diventare il numero uno, ma di essere sempre migliore, giorno dopo giorno».Per cui prepariamoci, stasera e non solo: siamo solo all'inizio di una lunga strada tennistica, in fondo sono solo ragazzi. E chissà poi, un giorno, quando diventeranno adulti.