Detto da un ragazzo di 22 anni, potrebbe essere un manifesto generazionale: «Posso anche vincere, ma se non miglioro non sono contento». Una filosofia? Non è esagerato dirlo, anche se Jannik Sinner non è solo un ragazzo, è un tennista, è un campione. Ma è proprio per questo che le sue parole dovrebbero suonare come una lezione per i ragazzi come lui, quelli di una Generazione appunto, quella Zeta, che vive spesso con ansia e frustrazione il quotidiano. Una lezione che noi adulti, e soprattutto la scuola che abbiamo costruito intorno a loro, non sappiamo più dare.
E allora: «Io non sono uno che ascolta quello che dice la gente, penso a me stesso perché so che non posso piacere a tutti. Quello che mi interessa è diventare migliore». Detto da uno che vince da 18 partite consecutive, che è arrivato quasi sul tetto del mondo, sembra quasi irriverente. E invece è l'altra parte del discorso che rende rivoluzionario il ragazzo Jannik: «Sono felice per i miei successi però so che arriverà prima o poi il momento no. Non può andar sempre tutto bene e non sto salvando il mondo: un giorno perderò una partita, ma quello dopo sarò pronto a ripartire».
Ditelo in giro che esiste un cavaliere Jedi con la racchetta al posto della spada laser, ma con in testa un concetto semplice contro il lato oscuro della società. Ditelo ai ragazzi d'oggi che è vero che la vita è fatta di verifiche continue, di scelte che si possono sbagliare, ma che è anche possibile fallire senza vergogna, perché fa parte della crescita imparare dai fallimenti e questo non è altro che un passaggio verso il successo.
E che tutto ciò lo sostenga un ragazzo di 22 anni, mostra una saggezza così antica da sembrare quasi fuori posto al giorno d'oggi. Se non fosse che lavorare, imparare, migliorare è in fondo da sempre la formula più riuscita. Quella della serenità.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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