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Nadal crolla contro De Minaur e saluta Barcellona sul campo che porta il suo nome

"Questa è una pagina che si chiude, ma è la vita, mi fa male ma è normale", dichiara lo spagnolo dopo il match

Nadal crolla contro De Minaur e saluta Barcellona sul campo che porta il suo nome

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È crollato sul campo centrale che porta il suo nome in onore dei 12 trionfi messi in archivio tra il 2005 e il 2021, mandando in frantumi le speranze di milioni di tifosi che struggevano dalla voglia di rivederlo competere ai suoi livelli, ma non ha comunque smesso di lottare fino all'ultimo punto pur con tutti i chiari limiti fisici palesati: Rafael Nadal saluta probabilmente per l'ultima volta il torneo di Barcellona e il suo pubblico, uscendo dal terreno di gioco con una evidente e grande commozione.

Tanti erano rimasti folgorati dall'esordio positivo del mancino di Manacor contro Flavio Cobolli nel primo turno, soprattutto per il fatto che Rafa non scendeva in campo in una partita ufficiale dai quarti di finale di Brisbane, quando fu eliminato a sorpresa da Jordan Thompson. Era il 5 gennaio, e lo spagnolo si riaffacciava nel Tour dopo l'intervento chirurgico e un lungo stop. Poi più nulla, solo tante rinunce a causa di dolori e di una condizione fisica che tardava ad arrivare: l'addio sofferto agli Australian Open, ai tornei del Sunshine Double di Indian Wells e di Miami e, soprattutto, a quello di Montecarlo, da lui vinto per 11 volte.

Rafael Nadal - Barcellona

Rafa forza i tempi e torna in campo a Barcellona, dove trova il tennista italiano: pur giocando col limitatore, e decidendo di non forzare soprattutto al servizio, riesce a imporsi col risultato di 6-2, 6-3. Qualcuno interpreta con eccessivo entusiasmo questo successo, e c'è chi continua a darlo per favorito del torneo, come Stefanos Tsitsipas. Nadal bolla la sua uscita come una "cosa stupida" perché si rende conto che più di tanto non potrà fare, e che già il turno successivo lo metterà di fronte a uno dei top ten più in forma del momento, Alex De Minaur. Pur non essendo proprio un terraiolo, l'australiano è giocatore insidioso, oltre che fisicamente integro, e attraversa un periodo di grande solidità e fiducia. Il miglior Nadal probabilmente lo avrebbe spazzato via, specie sul rosso, ma stavolta la situazione è ben diversa.

Il campeòn lotta come sa fare lui e regge fino al 5-5 dopo aver recuperato un break, ma non riesce nemmeno a trascinare il tennista australiano fino al tie break: perde a zero i due giochi successivi e va sotto 5-7 cedendo il primo set. Nel secondo non c'è storia: Rafa continua a soffrire in tutti i turni di battuta a causa della scarsa efficacia del servizio e poi crolla fisicamente, con evidenti difficoltà negli spostamenti laterali. Cede 6-1 il tennista iberico, ma non getta mai la spugna fino all'ultimo scambio, come suo solito. Sono 42 errori non forzati e solo 11 vincenti, un bilancio impietoso per Nadal, che esce comunque a testa alta dal "suo" campo, ricevendo una standing ovation: non di certo l'addio che avrebbe voluto celebrare, ma il pubblico di Barcellona è tutto per lui e la commozione è struggente sugli spalti e sul terreno di gioco.

"A volte è difficile giocare sapendo che non si potrà lottare tutta la partita. Magari fra qualche settimana non sarà così. Oggi non era il momento di atti di eroismo", dichiara il tennista spagnolo dopo la conclusione dell'incontro. "Alla fine questo è lo sport, lascio il testimone alle nuove generazioni, non ci sono giocatori più importanti dello sport e dei tornei", aggiunge. "Credo di aver avuto la fortuna di aver scritto belle pagine nella storia del torneo con la coscienza di aver dato sempre massimo. Adesso questa è una pagina che si chiude, ma è la vita, mi fa male ma è normale". Testa ora a Madrid, a Roma e a Parigi, ma senza calcoli, bisogna affrontare il percorso giorno per giorno e "ascoltare" il proprio fisico: "Se il mio corpo è in grado di assumere il carico in maniera progressiva allora cercherò di chiedere di più", spiega Rafa. "Visto come sono andate le cose per me è già tanto essere arrivato qua per giocare.

Sarebbe stato doloroso non riuscire a farlo", conclude.

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