«Vince Sinner». Vincenzo Santopadre, già coach di Matteo Berrettini e oggi guida di Lorenzo Sonego, non ha dubbi sull'esito della Nitto Atp Finals di Torino: «Allo stato delle cose è il migliore». La sfida è lì dietro l'angolo, ma prima bisognerà che i due vadano oltre l'ultimo ostacolo: oggi (ore 14,30) l'azzurro (che ieri ha battuto Shelton 6-3 7-6 in un match inutile ai fini della qualificazione) se la vedrà con l'australiano De Minaur dodici vittorie a zero, 27 set vinti e due soli persi mentre in serata lo spagnolo dovrà superare Auger Aliassime che ieri ha battuto Zverev 6-4, 7-6. «Non credo si corra il rischio di banalizzare il tennis al duello tra loro due il parere di Santopadre -. Le rivalità hanno sempre fatto bene a qualunque sport, basti
pensare al fatto che ancora oggi si parla di quella tra Coppi e Bartali nel ciclismo. Tornando al tennis, loro sono i più forti ed è inevitabile che si trovino spesso contro: i loro avversari ci provano e ci proveranno, ma il dualismo aiuta anche ad avvicinare allo sport gente che di solito non è così appassionata».
La strada è comunque quella e chissà per quanto ancora lo scenario non cambierà: ieri Alcaraz è stato anche premiato come numero uno del 2025 e ha spiegato che «questo traguardo vale un mondo. È un viaggio che non si fa da soli, ma condiviso con tutto lo staff. Percepisco l'amore e l'energia del pubblico ovunque io vada, è una sensazione bellissima che condivido con tutti gli appassionati». Per lui, dopo le Finals, ci saranno anche le finali di Coppa Davis cui invece non parteciperanno né Sinner né Musetti, al cui posto Volandri ha convocato Sonego: «La Davis che si giocava con la racchetta di legno era un sogno che tutti
volevano vivere ancora Santopadre -. Oggi lo è di meno e le priorità sono cambiate, ma nessun giocatore può essere condannato per la scelta di rinunciarvi: è successo a campioni come Federer e Nadal, succede anche a noi. Saremo comunque competitivi e il pubblico di Bologna darà una mano agli azzurri». Se poi non arriverà il terzo successo di fila, nessun dramma: «Dobbiamo renderci conto del bello che abbiamo e cristallizzarlo: avere sempre di più non è facile, non bisogna dare tutto per scontato.
Lo stesso Jannik ha detto di essere soltanto un ragazzo che gioca bene a tennis ma che le cose importanti sono altre: questa è la giusta cultura sportiva, dove si relativizza il risultato e dove non si estremizzano né l'esaltazione per una vittoria né la delusione per una sconfitta».