Politica

Tenta d’uccidere il padre di chi rovinò sua figlia

Il papà della ragazzina ammazzata voleva vendicarsi

Bepi Castellaneta

da Manfredonia (Foggia)

La rabbia innescata dal desiderio di vendetta lo ha spinto a entrare nel bar Olimpia di via Gargano, a Manfredonia, poco distante da casa sua: ha ordinato una birra, si è avvicinato con calma al bancone, ha estratto il coltello, ha urlato: «È ancora vivo questo qua?». Poi ha colpito, una volta sola, alla pancia, forse lo ha fatto seguendo un copione criminale maturato con il passare dei giorni, forse è stato un raptus scattato all'improvviso: fatto sta che in pochi istanti di lucida follia, Carlo Potenza, 37 anni, ha tentato di vendicare la figlia Giusy, la quindicenne massacrata il 12 novembre a Manfredonia, riducendo in fin di vita Pasquale Mangini, 41 anni, il padre di Filomena Rita, 19 anni, una delle ragazze arrestate con l'accusa di aver spinto la minorenne alla prostituzione, una storia affiorata nel corso di ulteriori indagini avviate dalla polizia. Potenza è uscito dal bar subito dopo aver colpito, ha tentato di fuggire ma è stato bloccato e arrestato dalla polizia; il ferito è stato trasportato in ospedale: è stato ricoverato nel reparto di chirurgia d'urgenza e poi in rianimazione. I medici lo hanno operato, le sue condizioni sono gravi e la prognosi è riservata.
È stato un altro pomeriggio di tensione e terrore, quello che si è consumato ieri a Manfredonia, sessantamila abitanti, una quarantina di chilometri da Foggia. Da mesi questa fetta del Gargano è sotto choc per la tragica fine di Giusy, uccisa a colpi di pietra da Giovanni Potenza, un pescatore di 27 anni, che ha confessato l'omicidio: l'uomo, un cugino del padre della ragazza, ha ammesso di aver colpito la vittima con una pietra perché tra loro c'era una relazione e lei minacciava di raccontare tutto a sua moglie se l'avesse lasciata. Una versione sempre respinta dalla famiglia della quindicenne. Le indagini sono andate avanti, la polizia ha scavato nella vita della ragazzina e nelle sue frequentazioni, e alla fine ha portato alla luce una storia di prostituzione minorile.
Al termine di una prima fase degli accertamenti gli investigatori hanno sottoposto ai domiciliari Filomena Rita Mangini e Sabrina Santoro, 24 anni, accusate di induzione alla prostituzione: entrambe si sono sempre dichiarate innocenti, hanno detto di non conoscere Giusy e di essere amiche soltanto di sua sorella. Ma gli inquirenti non credono a questa versione: contro di loro ci sono anche le dichiarazioni di un testimone che proprio il giorno dell'omicidio, poco dopo le 17, le ha notate mentre si intrattenevano a bordo di una Fiat Punto in compagnia di un uomo dinanzi a un negozio dove la vittima aveva comprato due compact disc.
Intanto le indagini vanno avanti, ma ieri il padre della quindicenne ha deciso di vendicarsi accoltellando Pasquale Mangini. Gli investigatori sono propensi a credere che si sia trattato di un'azione premeditata: questo è quanto emerge dalla dinamica del ferimento, un vero e proprio agguato. Carlo Potenza è entrato nel bar armato di coltello: non ha attirato l'attenzione, ha solo ordinato una birra, poi si è avvicinato a Pasquale Mangini e lo ha colpito. Poco dopo è intervenuta la polizia, che è ancora impegnata nella ricerca dell'arma. L'orrore è calato su Manfredonia dopo il ritrovamento del cadavere di Giusy nelle campagne alla estrema periferia, un fazzoletto di terra a poche decine di metri dalla scogliera. Le indagini non sono state facili. Al contrario, sono state ostacolate da una fitta cappa di omertà.
Alla fine è arrivata la svolta con l'arresto di Giovanni Potenza, inchiodato dalla prova del dna.

L'uomo ha confessato l'omicidio, ma il caso non è chiuso perché sono ancora molti i lati oscuri nelle indagini sul tragico destino della quindicenne.

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