La tentazione del Cavaliere: "All'Udc un avviso di sfratto"

Il leader di Forza Italia torna a guardare al referendum: "Così regoliamo i conti e mettiamo anche in crisi Prodi"

Roma - Nonostante tutto, lo showdown non ci sarà. Almeno, non ci sarà ora. Dopo due giorni di riflessione, infatti, tra le pressioni di Bossi («ma sono sei anni che lo sopporti...») e le cautele di Letta, Berlusconi decide di mettere da parte l’irritazione verso quello che ormai considera un ex alleato. E sceglie la strada della prudenza e del silenzio («fatemi un’altra domanda», si limita a rispondere ai cronisti che a sera gli chiedono conto dei rapporti con l’Udc). Con una certezza: il delicato equilibrio tra il Cavaliere e Casini non sarà più quello di prima. Perché seppure l’ex premier non ha deciso di cedere alle insistenze del Senatùr che lunedì mattina lo ha invitato a scaricare i centristi già alle amministrative («andiamo da soli»), nelle molte telefonate che si sono susseguite durante tutta la giornata Berlusconi non ha fatto mistero di considerare ormai difficilmente recuperabile il rapporto con Casini. Che, confida ai suoi, «non credeva che andassimo fino in fondo» e invece oggi si ritrova a ricevere «un avviso di sfratto» dalla Casa delle libertà. Non è un caso che ai giornalisti che lo attendono sotto Palazzo Grazioli al suo arrivo da Arcore, tenga a dire che «quella dell’astensione è stata una scelta assunta in pieno accordo tra An, Forza Italia e la Lega Nord». Insomma, «tranne l’Udc la Cdl è compatta». Un concetto che da oggi sarà ribadito sempre più spesso. Perché, dice il Cavaliere a chi lo sente nel pomeriggio, «dopo questo voto Casini dovrà fare i conti con il suo elettorato».

E, aggiungeva lunedì mattina durante l’incontro con Bossi, Calderoli e Castelli, «anche con i tanti mal di pancia tra i suoi deputati e senatori». Insomma, il voto di ieri mette il timbro su quella che Fini bolla come «le due opposizioni » e - dice Berlusconi - ora «Casini se ne dovrà finalmente far carico davanti al Paese». Nonostante l’irritazione, però, il leader di Forza Italia è deciso a non rompere definitivamente. Tanto che nel primo pomeriggio deputati e senatori azzurri ricevono un sms che li invita a non alzare i toni con i centristi. Perché ci sono le amministrative alle porte ed è chiaro che sarebbe politicamente un suicidio correre senza l’Udc (sia per ragioni di numeri, sia perché sarebbe di fatto impossibile riscrivere la mappa delle candidature). Anche se, in alcune conversazioni, Berlusconi la tentazione non l’ha nascosta. L’ultimo sondaggio di Piepoli - spiega ai suoi - «dicono che senza l’Udc siamo 7 punti sopra l’Unione».

Di certo, c’è che nelle ultime ore il Cavaliere è tornato a guardare con un certo interesse al referendum sulla riforma elettorale. Che - ragionava ieri Berlusconi - ci permetterebbe di «regolare i conti con l’Udc» e «mettere in crisi il governo Prodi».

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