«Terapia Roosevelt»: per vincere al botteghino

Ogni giorno si fanno avanti in mille, tra calciatori e giornalisti: tutti chiedono di entrare in questo pezzo di storia del cinema

Uscito in sordina a inizio giugno e senza lancio pubblicitario, Terapia Roosevelt di Vittorio Muscia si è fatto strada al botteghino. Fino a giovedì sugli schermi di Milano, tuttora su quelli di Roma, il film racconta la timidezza grazie a due giovani volti del teatro e del cinema, come Giampiero Ingrassia e Barbara Tabita. Terapia Roosevelt ha dato il via a una bella iniziativa. Gli spettatori del film sono invitati a compilare un questionario dal titolo «Facciamo luce sulla timidezza», i cui risultati verranno elaborati e resi pubblici, e saranno alla base di un omonimo volume che cercherà - per l'appunto - di far luce sulla timidezza degli italiani. Protagonista della pellicola è Sandro, timido giornalista tv, che, per vincere i suoi limiti, si misura con un metodo alquanto originale, sebbene sperimentato, da uno psichiatra inglese. Un primo passo verso il superamento delle sue inibizioni, verso un cambiamento inaspettato, verso l'amore.

Ma se questo è il tormentone di quasi ogni italiano, c'è un lato più interessante nel rapporto col padre, Raffaele Pisu, che è un magnifico ottuagenario al quale ormai i registi giovani, da Barbareschi a Sorrentino, oltre a Muscia, ricorrono.

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