Sembra dover pericolosamente proseguire su un binario morto la vicenda Termini Imerese. Allo stato dellarte, mentre si acuisce la protesta degli ex lavoratori Fiat e le massime autorità vengono sensibilizzate sul problema (mogli e compagne degli operai hanno inviato una lettera anche al Papa), le banche che concedendo il finanziamento alla Dr Motor sbloccherebbero limpasse, restano arroccate sulle proprie posizioni. La capocordata Unicredit, insieme a Intesa Sanpaolo e a Mps sarebbero in attesa di un segnale forte da parte di Massimo Di Risio, il presidente della società automobilistica molisana pronta a occupare, allo scopo di rilanciarlo, il polo industriale siciliano abbandonato dalla Fiat.
Di Risio, in pratica, deve presentare al più presto i nuovi soci che avrebbe reperito, allo scopo di dare al pool di banche le garanzie necessarie sugli investimenti e la stabilità della propria azienda. Senza questo passo, che dovrà coincidere con un aumento di capitale e la conseguente messa in sicurezza della Dr Motor, i 90 milioni chiesti per completare loperazione Termini Imerese non arriveranno. Di Risio, quindi, deve uscire rapidamente allo scoperto, prima che la situazione in Sicilia diventi incontrollabile. Da parte loro gli istituti di credito sono obbligati a mantenere un atteggiamento prudente.
Intanto «la Fiom nazionale e la Fiom di Palermo - affermano i due segretari, Giorgio Airaudo e Roberto Mastrosimone - chiedono un incontro urgente al ministero dello Sviluppo economico, Corrado Passera». Il ministro stesso, si ricorda nella nota, «è garante dellaccordo per il rilancio dello stabilimento, congiuntamente alla Fiat». La cassa integrazione scadrà a dicembre.
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