La terra è la tua identità, la tua famiglia. È quella sicurezza che ti permette di navigare lontano, di portare il tuo nome in tutto il mondo. Questo, credo, è il segreto della mia famiglia. È avere i piedi a Percoto, un piccolo paese friulano, e lo sguardo oltre l’orizzonte. Quest’anno la vendemmia non è stata abbondante, ma l’uva era buona. La nostra forza è trasformare i frutti della terra in ottima grappa. I Nonino, tutti, a partire dai miei genitori, sono fieri del loro talento artigianale. L’arte della distilleria è il nostro orgoglio e la nostra vita. È nei momenti di crisi che queste qualità vengono fuori. Non mi sono mai esaltata per le avventure della finanza. Credo nell’economia reale, qualcosa di solido, radicato, che sa di lavoro, talento, coraggio, voglia di rischiare, ma su basi forti, vere. Non si azzarda su nulla, ma su quello che sei.
Sono passati tanti anni, ma ancora ricordo le parole che ci regalò Claude Lévi-Strauss nel 1986, per il premio Nonino. Era contento di ricevere un riconoscimento da un gruppo di artigiani. Ci chiamò così, gente che lavora, che ci crede, che conosce i suoi santi. Diceva Lévi-Strauss: «Sarei lieto se un intellettuale, una volta in pensione, fosse obbligato dalla legge a cimentarsi con un altro mestiere; in tal caso, avrei scelto senza esitare una professione manuale».
Aveva ragione. Viviamo in un mondo che ha perso consistenza. E identità. Quello che stringi nelle mani ti appare virtuale, evanescente. Stringi e non tocchi nulla. Neppure la ricchezza, che vola via con una brezza di terra. È un mondo di parole che viaggiano in ogni direzione, quasi senza senso. Tante informazioni, che vanno, vengono, si perdono.
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