Terra di ribelli e terroristi Italiani inghiottiti nel triangolo della morte

Una zona montuosa all’incrocio tra Libia, Sudan ed Egitto: dove si intrecciano carichi di droga e di armi

Un crocevia di traffici, bande ribelli e terroristi fra Libia, Egitto e Sudan è il postaccio dove sono tenuti in ostaggio i 5 turisti italiani. Il sottosegretario agli Esteri sudanese, Boutros Sadiq, ha confermato che i rapitori sono stati individuati, con le loro prede, nell’area di Jebel Uweinat. Una zona montagnosa all’incrocio fra Libia, Sudan ed Egitto. Isolata e incontrollabile in una vasta regione desertica dove si intrecciano il traffico di essere umani verso l’Eldorado occidentale, i carichi di droga e armi. «È difficile individuare la differenza fra semplici criminali ed elementi politicizzati nella regione sahariana» sostiene l’esperto tedesco Guido Steinberg dell’Istituto internazionale per la sicurezza. Il rapimento di due turisti austriaci in Tunisia, all’inizio dell’anno, ha similitudini con il sequestro degli italiani. I rapitori alzarono il prezzo del riscatto minacciando di ucciderli in nome di Al Qaida. La comitiva è stata presa in una specie di terra di nessuno per predoni e ribelli islamici del vicino Chad e del Sudan, che si combattono fra loro e la fanno da padroni da quelle parti. La Farnesina teme che il clamore sollevato sul caso possa far passare gli ostaggi in mani ben più pericolose. Nel nord del Sudan, uno dei lati del triangolo maledetto che ha inghiottito i turisti, l’intelligence occidentale sospetta che ci siano ancora campi di addestramento per gli adepti Al Qaida. Il numero due della rete del terrore, Ayman al Zawahiri, ha inneggiato recentemente al Jihad in Sudan contro i caschi blu, che dovrebbero mettere fine alla tragedia del Darfur. Il governo sudanese negli ultimi tempi è diventato più collaborativo con gli Stati Uniti. I servizi di sicurezza, però, continuano a utilizzare il Movimento giovanile islamico per reclutare emuli di Bin Laden. Li impiegano contro i nemici interni, i cristiani del sud o le tribù del Darfur. Nella zona di Assuan, da dove sono partiti gli italiani rapiti, ci sarebbero ancora cellule in sonno del Jihad islamico egiziano fondato da Al Zawahiri. Lo sostiene il sito Debka file vicino all’intelligence israeliana. Il governo ebraico aveva lanciato la scorsa settimana un allarme per possibili rapimenti di turisti israeliani in Egitto. A Khartum operano i palestinesi di Hamas, che ufficialmente si limitano a raccogliere fondi per la causa. Anche il lato libico dell’altopiano visitato dai turisti è un postaccio. Nel triangolo maledetto transitano e trovano rifugio anche le bande sorte dalle ceneri del Gruppo islamico combattente libico a suo tempo finanziato da Osama Bin Laden. La dura repressione del colonnello Gheddafi li ha quasi sterminati. I resti dei fondamentalisti libici cercherebbero alleanze con la nuova e sanguinaria Al Qaida del Maghreb.

Una rete di tagliagole islamici nordafricana, che più a ovest ha già rapito turisti. Non a caso gli americani hanno aperto lo scorso anno un comando antiterrorismo per l’Africa settentrionale.
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