«Il pubblico americano è entusiasta di Terraferma. È un buon segno. Per ora mi sento in un limbo, in attesa di conoscere la shortlist, ma non sono ansioso». Parole del regista Emanuele Crialese, pronunciate in una location perfetta e, in teoria, di buon auspicio, il festival campano «Capri, Hollywood». Era Capodanno. Sono trascorsi una manciata di giorni e ieri sera, alla notizia che il suo film - candidato italiano agli Oscar nella categoria miglior film straniero - non era tra i nove che lAcademy ha scelto per la corsa verso lambita statuetta (proprio come gli era già successo nel 2006 con Nuovomondo), ha laconicamente commentato: «Penso al futuro! Sono in Brasile! Congratulazioni a tutti quelli che ce lhanno fatta».
Certo, ora qualcuno dirà che forse sarebbe stato meglio che la commissione dellAnica a fine settembre avesse puntato sullescluso eccellente, Habemus Papam di Nanni Moretti. Il risultato sarebbe stato diverso? In effetti Terraferma agli occhi dei membri della commissione sembrava perfetto per arrivare almeno nelle cinquine che verranno annunciate il 24 gennaio. Perché, come ha scritto più volte il Giornale, la rappresentazione dei migranti nordafricani che sbarcano in unisola siciliana con la Guardia di Finanza cattiva dellera berlusconiana che li vuole respingere e i pescatori buoni che continuano a ripetere che «ci hanno insegnato a salvare la gente e ora ci dicono di cambiare rotta» (piccolo particolare: la legge italiana questo non lo dice), con il suo forzato manicheismo, il suo impianto a tesi e un folclorismo da esportazione, poteva far breccia in unAmerica che sembra vederci ancora attraverso la lente del passato, come se fossimo fermi agli anni 50.
Ma se lItalia è fuori dagli Oscar (non lo vince dal 98 con La vita è bella di Benigni, ultima nomination nel 2005 con La bestia nel cuore di Cristina Comencini), nove sono ancora le opere in lizza per il miglior film straniero: liraniano e superfavorito Una separazione di Asghar Farhadi, già vincitore del Golden Globe; il belga Bullhead di Michael R.
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