Politica

Terrorismo, Bush dà più poteri alla Cia

Dopo gli scandali sull’Irak, la Casa Bianca riorganizza i servizi e affida a Negroponte anche il controllo dell’Fbi

Massimo Malpica

da Roma

Scossi dal fallimento dell’11 settembre e dai flop nella raccolta di informazioni sulle armi di distruzione di massa, Nigergate in testa, che avrebbero dovuto rappresentare il principale motivo per la guerra all’Irak, i servizi segreti statunitensi, che contano ben 15 diversi organismi, cambiano assetto e aspetto. E dalla Casa Bianca arriva l’input che «certifica» il ruolo guida della Cia e concentra ulteriori poteri, anche sullo spionaggio in territorio americano, nelle mani di John Negroponte.
Il direttore nazionale dell’Intelligence diviene coordinatore anche del Federal bureau of investigation, e dopo il recente accordo raggiunto proprio con l’Fbi dalla Cia (primo atto di riorganizzazione dei rapporti dagli anni della Guerra Fredda), quest’ultima due giorni fa ha siglato un patto con il Pentagono per coordinare e armonizzare le attività di spionaggio tra il dipartimento della Difesa e la Central intelligence agency che, con l’escalation della guerra al terrorismo e l’espansione delle attività interne e internazionali, si erano frequentemente trovati in conflitto.
A dettare la rivoluzione sono state le «raccomandazioni» sottoposte alla Casa Bianca da una speciale commissione presidenziale, creata da George W. Bush, che aveva analizzato le attività di spionaggio delle varie agenzie di intelligence prima dell’attacco all’Irak, individuando uno dei punti deboli dell’Fbi proprio nel controterrorismo. Così, è stato deciso di «trasferire» queste competenze del Federal bureau of investigation a una nuova unità distaccata, che si occuperà anche delle attività di spionaggio e controspionaggio dei Federali, e il cui responsabile per la prima volta non verrà nominato autonomamente dal direttore dell’Fbi Robert Muller, ma sarà scelto da quest’ultimo «congiuntamente» a Negroponte.
Nonostante i nuovi poteri in mano a Negroponte e la riconferma della Cia come agenzia centrale per l’intelligence, Muller non ha storto la bocca: «La vedo come un guadagno - ha spiegato mercoledì il capo dell’Fbi commentando la riorganizzazione - e non come una diminuzione di autorità. E la vedo come il prossimo passo nell’evoluzione dell’Fbi, che diventa meglio preparata ad affrontare le minacce del futuro». E a supportare questa lettura «in positivo», il ministro della Difesa, Alberto Gonzales, ha ricordato che i dipendenti del nuovo centro distaccato «resteranno a tutti gli effetti agenti dell’Fbi».
Dal canto suo è ovviamente soddisfatto il direttore della Cia, Porter J. Goss, decisamente premiato dalle raccomandazioni della commissione presidenziale accolte da Bush. Goss nel suo commento ha ricordato che dopo i tagli ai fondi e agli investimenti degli anni ’90, la Cia «sta ricostruendo il suo sistema» che sarà migliore «sia in qualità che in quantità», perché «non stiamo solo portando più persone nell’agenzia, ma le persone giuste, quelle con capacità sostanziali, conoscenza della lingua e familiarità culturale degli obiettivi critici per la sicurezza dell’America». Quanto alle nuove responsabilità assegnate alla Cia, ha concluso il direttore, «sottolineano la natura critica del nostro lavoro e la fiducia riposta in questa agenzia, riaffermando il nostro ruolo come guida della “human intelligence” (l’attività informativa “vecchia maniera”, svolta con risorse umane, ndr)».
Un punto che trova d’accordo i principali esperti di intelligence statunitensi. Tra le raccomandazioni della commissione presidenziale che sono state ratificate da Bush, infatti, c’è la la creazione del «National Counter Proliferation Center», che gestirà e coordinerà le attività di spionaggio sulla proliferazione delle armi di distruzione di massa. E se la Cia ha un nuovo compito nel coordinamento di operazioni congiunte con altri organismi di intelligence a stelle e strisce, resta saldamente nelle mani dell’agenzia di Langley la pianificazione delle azioni sotto copertura.
Un punto che non appariva scontato, poiché una delle «raccomandazioni» della commissione suggeriva di trasferire la pianificazione di queste operazioni al centro nazionale per la lotta al terrorismo e alla proliferazione. «Ma abbiamo ritenuto - ha spiegato la consigliera del presidente per la Sicurezza interna degli Usa, Frances Townsend - che la riorganizzazione della Cia e l’aver rafforzato l’organizzazione della “human intelligence”, mettendovi a capo un ufficiale anziano, conseguirà lo stesso obiettivo».


Una serie di aggiustamenti, insomma, che proprio la Townsend conferma essere sostanziali: «Non si tratta di una semplice ristrutturazione - ha spiegato mercoledì -, ma di un rafforzamento fondamentale delle nostre capacità di intelligence».

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