Roma

Terrorismo, il Senato si blinda contro il pericolo auto-bomba

E intanto in Prefettura si aggiorna il piano per la sicurezza

Claudia Passa

Senato blindato. La rima baciata non è un gioco di parole, ma quanto dibattuto ieri nella conferenza dei capigruppo di Palazzo Madama, che sull’onda della recrudescenza terroristica ha deciso di rafforzare ulteriormente le misure di sicurezza. Da una minuziosa analisi dei potenziali punti deboli, gli addetti ai lavori hanno individuato la fonte di maggior pericolo nella gran quantità di automobili che quotidianamente sostano davanti alla sede senatoria. La struttura antisfondamento esiste già: monoblocchi di cemento armato addobbati a mo di fioriere - nonché colonnine estraibili - sono già saldamente ancorati al manto stradale, e di certo bloccherebbero la corsa di un automezzo che a discreta velocità dovesse lanciarsi imbottito di esplosivo verso l’edificio.
Ma questo non basta: già, perché ogni giorno sono centinaia le auto blu e le vetture d’ordinanza che oltrepassano lo sbarramento «floreale» per consentire ai senatori di scendere davanti all’ingresso di Palazzo Madama. L’operazione dura pochi istanti, ma l’esperienza e la drammatica contabilità degli ultimi anni insegnano che alcuni attimi sono più che sufficienti per un kamikaze deciso a lanciarsi con un’auto civetta contro una delle rappresentanze istituzionali della Repubblica italiana. Di più: non è neppure necessario che al posto del guidatore vi sia un aspirante martire di Allah, che per riuscire nell’intento dovrebbe comunque riuscire a superare i controlli e contraffare con sufficiente abilità i segni di riconoscimento. Basterebbe che nel portabagagli di una delle automobili regolarmente autorizzate venga caricato un ordigni esplosivo azionabile a distanza, e il gioco sarebbe fatto.
Per questa ragione la prima misura di sicurezza consiste nell’arretrare il punto massimo di arrivo delle automobili, spostandolo ad alcune decine di metri dalla soglia. L’arrivo a ridosso di Palazzo Madama sarà consentito solo alle più alte cariche dello Stato e alle relative auto di scorta. Per il resto, la macchina della sicurezza del Senato è già oliata alla perfezione: all’interno un ispettorato di Polizia con un centinaio di agenti vigila notte e giorno, tutti i pacchi in arrivo vengono ispezionati con macchinari d’avanguardia in grado di rilevare anche una minima traccia di esplosivo o di materiali chimici e batteriologici, antrace compresa.
Nelle stesse ore, la Prefettura della Capitale lavorava alla verifica e all’aggiornamento del piano sicurezza vigente in città, un documento organico che coinvolge Comune e Provincia, e che detta le linee di intervento per le forze dell’ordine e per la macchina dei soccorsi da attivare in caso di emergenza. Nessuna ipotesi è esclusa: dall’attacco kamikaze all’offensiva chimico-batteriologica. I responsabili dei soccorsi sanitari (ospedali, 118, Protezione civile e Vigili del fuoco) sono stati attivati in quest’ottica per predisporre un prospetto delle strutture logistiche nelle quali convogliare eventuali feriti. È stata aggiornata anche la mappa dei posti letto, aumentati da 200 a 300 e distribuiti fra i nosocomi della città. Il compito di coordinare soccorsi e interventi è affidato alla sala operativa della Questura, in funzione 24 ore su 24, e dalla «sala situazioni» istituita presso la Prefettura.

Per assicurarsi infine che in caso di attentato terroristico tutto funzioni a dovere e che i protocolli della difesa civile e della sicurezza possano essere immediatamente operativi, sono previste esercitazioni mirate e specialistiche, non solo a Roma ma in tutte le principali città italiane.

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