Bruxelles, ucciso il terrorista islamico. Si cercano altri due complici

L'attentatore sarebbe il tunisino Abdesalem L. Avrebbe agito per vendicare le violenze contro i musulmani

Bruxelles, ucciso il terrorista islamico. Si cercano altri due complici
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Il terrore è tornato, portando con sé, ancora una volta, la morte. Si pensava che l'Isis fosse morto e sepolto sotto la sabbia del deserto siriano e di quello iracheno. E invece no. È ancora tra noi. Certo, non ha più l'ambizione, né la possibilità, di essere uno Stato ma ha ancora la forza per attaccare l'Occidente, come ci ha ricordato il tunisino Abdesalem Lassoued (la scheda: chi è) che ieri sera, a Bruxelles, ha ucciso due persone a colpi di kalashnikov. Lo ha fatto per vendicare le violenze contro i musulmani. Il terrorista ha colpito, poi si è dileguato nel nulla, nascondendosi probabilmente a Schaerbeek, a nord della capitale, dove abitavano anche i kamikaze che avevano portato morte e distruzione nell'attentato all'aeroporto del 2016 e dove si era nascosto Salah Abdeslam, uno degli attentatori del Bataclan. La caccia all'uomo è terminata solo alle prime luci del mattino, quando la polizia ha sparato al killer che, dopo esser passato in rianimazione, è poi morto. Altre due persone, probabilmente l'autore del video in cui si vede l'attentatore sparare, sarebbero ancora ricercate dalla polizia, secondo quanto rivela Derniere Heure.

In conferenza stampa, il primo ministro belga, Alexander De Croo, ha confermato le notizie che avevano cominicato a trapelare ieri sera, ovvero che l'attentatore "è di origine tunisina e soggiornava illegalmente in Belgio". Nella capitale, è scattato il livello 4 di allerta, che indica una minaccia terroristica "grave ed imminente".

Dopo aver ammazzato due innocenti, il terrorista si è ripreso e - in un video diffuso in rete, dove si fa chiamare Slayem Slouma - ha detto di appartenere all'Isis e ha detto di aver agito per "vendicare i musulmani". Ma non solo. Ha infatti affermato: "Viviamo e moriamo per la nostra religione". Poche ore prima di uccidere, il jihadista aveva inoltre pubblicato un post sui social affermando che se il bambino musulmano accoltellato domenica a Chicago fosse stato cristiano "lo avremmo chiamato terrorismo e non crimine brutale".

In un secondo video, l'attentatore, racconta il procuratore belga Frédéric Van Leeuw, "appare con il volto coperto da un passamontagna e dichiara che 'il libro di Allah è una linea rossa per la quale si sacrifica'". Il riferimento, molto probabilmente, è al rogo del Corano in Svezia.

Abdesalem Lassoued, il lupo solitario già noto per terrorismo (e immigrato illegale)

È la storia di Abdesalem, ma anche di tanti, troppi, jihadisti che in questi anni hanno colpito l'Occidente. Arrivato in Europa, si era visto respingere la domanda di asilo, sarebbe dovuto tornare a casa, in Tunisia, ma così non è stato. È scomparso. Ha vissuto nell'ombra. E poi ha colpito. Ha fatto sapere Nicole de Moor, segretario di Stato del Belgio per l'Asilo e la Migrazione: Lassoued "aveva presentato una domanda di asilo nel nostro Paese nel novembre 2019. Ha ricevuto una decisione negativa nell'ottobre 2020 e poco dopo è scomparso dai radar. È stato ufficialmente cancellato dal registro nazionale del comune il 12 febbraio 2021 e quindi non è stato possibile rintracciarlo per organizzare il suo ritorno. Non ha mai soggiornato in un centro di accoglienza federale. Non è mai stato presentato dalla polizia dopo un'intercettazione all'Ufficio stranieri per consentire il suo rimpatrio. Di conseguenza, l'ordine di lasciare il Paese, emesso nel marzo 2021, non è mai stato emesso". Tra i reati commessi da Abdesalem ci sono: "Tratta di esseri umani, soggiorno illegale e pericolo per la sicurezza dello Stato".

Il terrorista, quindi, non avrebbe dovuto, ma soprattutto non avrebbe potuto, essere in Belgio. Ma così non è stato.

E soprattutto: il ministro della Giustizia belga, Vincent Van Quickenborne, ha affermato che l'attentatore era sotto esame già prima dell'attacco di ieri. All'inizio di quest'anno era stato infatti denunciato da un occupante di un centro d'asilo a Campine (non lontano da Anversa) per minacce via social.

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