Come un macabro spettacolo globale, la Shoah deve continuare. L'attentato per l'Hanukkah in Australia è un tassello del nuovo olocausto su scala mondiale, modulare come un Lego che costruisce il disegno di prevaricazione dell'islamismo radicale sulla molle democrazia in crisi di idee e valori. L'ebreo è l'obiettivo della storia. Così come lo sono i cristiani nel silenzio dell'intellighenzia di sinistra, ormai sindacato e badante dei pro Pal. Ma quando è l'islamismo a sparare contro gli innocenti come a Sydney, sulla spiaggia simbolo dello svago che diventa mattanza, è difficile trovare sui giornali la parola «musulmano», perché come ci hanno insegnato, sono tutti uomini quelli che uccidono. La più grande bugia dell'epoca woke, che rischia di essere complice e mandante di quel grilletto premuto. Perché l'essenzialità che perfino la legge sulla privacy non solo autorizza, ma pretende, ci impone di dire che la radice culturale di quelle morti sta nell'interpretazione fanatica di una religione diventata disegno politico. E che in Italia questa metamorfosi sta avvenendo, nel silenzio di una sinistra che spera di ottenere un vantaggio elettorale laddove la democrazia rischia la necrosi.
E così in Italia gli imam radicali che predicano odio e mandano messaggi nell'area grigia del fanatismo latente restano liberi perché c'è un'area eversiva che li usa come grimaldello contro le regole della nostra civiltà. E perché c'è sempre un giudice che li difende in nome di una società multiculturale a cui non crede più nessuno. E che loro sono i primi ad offendere. Noi stiamo dall'altra parte. Noi chiamiamo le cose col loro nome.