Simone Mercurio
La sua arte si alimenta di cinema, letteratura, filosofia, pittura e, nella musica, spazia dal jazz alla classica, dal pop alla musica colta contemporanea. È Caetano Veloso, una delle massime espressioni della musica brasiliana questa sera (ore 21) di scena al teatro romano di Ostia Antica nella seconda tappa del suo tour italiano. Lo scorso anno, di questi tempi, Veloso era ancora a Roma, nello scenario di Villa dei Quintili sullAppia. E mai posto era sembrato più appropriato come cornice del tocco lieve di chitarra di Veloso, della sua voce vellutata e malinconica, carica di quella saudade struggente e poetica, di quella passionale bossanova di cui i brasiliani sono maestri. Una delle sue canzoni più celebri, è la popolare Che sarà che è stata tradotta da Ivano Fossati che lha ricantata e donata poi anche a Fiorella Mannoia, che ne ha fatto un grande successo anche da noi. E chi ha sentito cantare Veloso lo scorso anno, o ancora due anni prima in una piazza del Popolo non è più riuscito a toglierselo dagli occhi e dal cuore. Perché Caetano Veloso è un cantautore eccellente, un musicista geniale, raffinato. Figlio legittimo della bossanova, è stato ed è un artista fondamentale per la crescita della musica brasiliana nel mondo. Ha plasmato la bossanova, modellandola come si fa con largilla. Ha dato a questa musica i contorni del jazz e i ritmi del rock. Ha sperimentato e creato, sminuzzato, vivisezionato le sue radici fondendole con quelle di altri Paesi. Una contaminazione e una curiosità che non riguarda soltanto i generi musicali, ma anche la poesia, praticata nei testi evocativi e raffinati.
Nella sua musica echeggia la storia complicata e ricca del suo Brasile, limpegno politico, la comunità degli artisti brasiliani suoi contemporanei, con particolare predilezione per quelli della sua terra, Bahia, con i quali ha condotto le battaglie per un rinnovamento culturale e musicale del paese, accanto a Gilberto Gil, alla sorella Maria Bethânia e a Gal Costa.
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