Trasferire la settimana della moda a Roma? «Impensabile». È lapidario l’assessore alle Attività produttive Giovanni Terzi, che alla provocazione risponde con una proposta: raddoppiare la settimana delle passerelle. A Milano, neanche a dirlo.
Assessore, la settimana della moda non sarà trasferita a Roma, vero?
«Assolutamente no. E per di più vorrei raddoppiarla».
Due settimane della moda?
«Almeno dieci giorni, per dare a tutti la possibilità di sfilare: alle grandi firme e ai giovani stilisti emergenti».
Come ha intenzione di difendere la paternità milanese?
«Vorrei creare una lobby che coinvolga tutti coloro che si occupano di moda e di design. Insieme stenderemo un manifesto della creatività».
Ci spieghi meglio.
«Milano è la capitale della creatività e questo non significa solo avere idee originali. Vuol dire anche avere un’industria che produce il 50 per cento del pil della città e che firma il made in Italy. E per questo va difesa».
Se Roma «scippa» le sfilate, le maison restano comunque qui.
«Certo. Ma non accadrà nulla del genere. Per questo chiedo a tutti coloro che si occupano di creatività di alzarsi in una levata di scudi che vada oltre la bandiera politica dell’amministrazione del momento».
Però ora i principali voli da New York atterrano a Roma, non a Malpensa.
«Questo non ci favorisce, ma Malpensa si sta riprendendo e poi Milano è l’unica vetrina con l’azienda produttrice a pochi chilometri di distanza dalle passerelle».
Qualcosa nella settimana della moda va corretto. Ad esempio, la distrubuzione delle location tra i big e gli stilisti emergenti.
«Per affrontare questi temi vorrei convocare un tavolo della creatività».
Quando?
«Di sicuro entro Natale».
Proporrà una settimana della moda più lunga del festival di Sanremo?
«Sì, con sfilate che terminano alle sette di sera e non più alle dieci. Con negozi e ristoranti aperti fino a tardi nel quadrilatero della moda e in centro, con un coinvolgimento di tutta la città».
Un po’ come accade con gli eventi del Fuori salone durante la settimana del design?
«Qualcosa del genere, che dia la possibilità di vivere la città anche la sera. Ad esempio, sarebbe bello organizzare vari eventi come la Vougue fashion night. Siamo solo all’inizio».
Cosa pensa di questa Roma fatta passare dalla stampa estera come una piglia-tutto, che vorrebbe il GP, il Griro d’Italia e ora le sfilate?
«Queste minacce non mi fanno paura. Non ho intenzione di cadere nel tranello delle battaglie campanilistiche. Certo, ciò che funziona fa invidia a chi non ce l’ha».
Il primo passo per creare la lobby dei creativi?
«Tutto il processo deve partire da una consapevolezza: che il sistema della moda e del design funziona. E anche molto bene. fare squadra ci può aiutare a migliorarlo».
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