Il «tesoretto» vale 2,5 miliardi Ma le richieste sono a quota 25

da Roma

La Ragioneria generale dello Stato ha elaborato una stima sulle «prenotazioni» politiche del «tesoretto». E ammonta a 25 miliardi di euro. Vale a dire, dieci volte l’ammontare dell’extragettito che, secondo documenti del governo (la Relazione unificata sulla finanza pubblica), sarebbe a disposizione. In quel documento, il ministero dell’Economia prevede che le entrate eccedenti le previsioni dovrebbero ammontare a 10 miliardi di euro. Di questi, 7,5 miliardi dovrebbero servire a ridurre il deficit tendenziale del 2008, mentre 2,5 miliardi dovrebbero rappresentare il «tesoretto» propriamente detto.
Alla Ragioneria, comunque, sono convinti che le risorse a disposizione possano essere maggiori. La cifra esatta si potrà conoscere solo con il Bilancio d’assestamento. Ma già Padoa-Schioppa ha anticipato a Rutelli e D’Alema che l’extragettito potrebbe salire a 4 miliardi. Nei corridoi di Via Venti Settembre sono anche più ottimisti; ma non lo dicono a nessuno, per paura di innescare altre richieste e per conservarlo per tamponare le falle nella spesa del 2008. Da un punto di vista tecnico (cioè, considerando esclusivamente le maggiori entrate), il «tesoretto» potrebbe raggiungere i 5 miliardi.
Padoa-Schioppa avrebbe già individuato come utilizzare questi 5 miliardi. Individuato anche lo strumento: un decreto legge da varare in contemporanea al Bilancio d’assestamento. Una parte consistente dovrebbe essere destinata a ripianare i debiti di Fs e Anas. Il resto alle famiglie. Con un particolare. In attesa di verificare se l’extragettito sarà più o meno strutturale, il ministro dell’Economia sarebbe orientato a far arrivare alle famiglie meno fortunate la restituzione di una parte del «tesoretto» sotto forma di una tantum. Una via di mezzo fra un assegno e un bonus fiscale. Il meccanismo lo devono mettere a punto gli uomini delle Finanze. Per poi confermare o no, nella legge finanziaria del prossimo anno, l’eventuale beneficio.
Tuttavia il ministro ha rinviato a luglio le scelte sulla destinazione del tesoretto e dovrà necessariamente tener conto del parere dell’Eurogruppo, che ieri ha dato il via libera solo a un uso limitato delle entrate fiscali aggiuntive per scopi diversi dalla riduzione di debito e deficit.
Sebbene queste siano le cifre all’esame degli esperti della Ragioneria, gli uomini della contabilità pubblica sono piuttosto preoccupati dell’andamento dei conti pubblici. Soprattutto quelli del prossimo anno. Nel 2008 si scaricherà per intero il costo del rinnovo contrattuale degli statali: 4,2 miliardi destinati a erodere in parte la quota di extragettito destinata a ridurre il deficit tendenziale del prossimo anno. In più, la norma della Finanziaria che prevede il taglio orizzontale dei trasferimenti ai ministeri non sta producendo gli effetti auspicati. All’appello mancherebbero circa 2 miliardi di mancati risparmi.


È assai probabile che la situazione venga risolta con il Bilancio di assestamento: strumento in mano al governo per correggere l’andamento dei conti pubblici in corso d’anno spostando capitoli di spesa, senza dover introdurre manovre correttive.

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