Test del dna ai parenti per isolare il killer di Chiara

L’omicidio di Garlasco. Sentite ancora una volta come testimoni le due cugine della vittima. Si lavora sull’arma del delitto e il movente. I genitori di Chiara e la famiglia Cappa si presentano in caserma per le analisi. Ora i Ris procederanno per esclusione

Test del dna ai parenti per isolare il killer di Chiara
Garlasco - Ancora vertici tra inquirenti, ancora interrogatori, ancora prelievi, del Dna e delle impronte digitali, ancora accertamenti. È così trascorso con una serie di ulteriori verifiche il «day after» di Garlasco, quando, fulmine a ciel sereno, gli investigatori hanno iscritto nel registro degli indagati con l’accusa di omicidio Alberto, fidanzato di Chiara, massacrata lunedì scorso. In attesa che gli specialisti dei Reparto investigazioni scientifiche dei carabinieri finiscano di esaminare il materiale prelevato dalle abitazioni della vittima e del principale sospettato. Un lavoro che prenderà sicuramente almeno un’altra settimana di tempo. Impossibile dunque, a meno di improbabili confessioni o colpi di scena, attendersi in tempi brevi la soluzione del giallo che ha sconvolto questa tranquilla e sonnolenta cittadina immersa nella campagna pavese.

Garlasco si è svegliata infatti comeuna specie di incubo nell’incubo: non solo deve fare i conti con l’inspiegabile morte di una giovane pulita e per bene,madeve ora pensare che l’assassino o è una persona del suo stretto giro oppure è un «mostro» mai neppure sfiorato dal sospetto e per questo in grado di colpire ancora. Chiara Poggi, 26 anni, laureata in economia e commercio, è stata sorpresa lunedì mattina sola in casa, genitori e fratello erano in vacanza, e uccisa con quattro colpi inferti con un non ancora ritrovato «corpo contundente». Dopo otto giorni di indagini, accertamenti e interrogatori l’altro giorno ilpmRosa Muscio ha mandato i carabinieri in casa di Alberto Stasi, 24 anni, per consegnargli un avviso di garanzia. Contro di lui pochi indizi e un paio di incongruenze nel suo racconto. Il principale indizio è che l’assassino sapeva che Chiara era sola in casa e lei conosceva il suo assassino: gli ha aperto spontaneamente in pigiama, cosa che non avrebbe mai fatto con un estraneo.

Le incongruenze: preoccupato perché non l’ha sentita per tutta la mattinata, il ragazzo si è precipitato in casa, si è aggirato per le stanze, coperte di sangue, uscendo poi senza una macchiolina su scarpe a abiti. Dice di aver visto la ragazza con il volto terreo della morte, mentre i carabinieri l’hanno trovata con il volto coperto di sangue. In cerca di riscontri ai loro dubbi, gli investigatori lunedì pomeriggio gli hanno rovesciato la casa, in particolare i bagni in cerca della minima traccia di materiale organico. Hanno esaminato zolla per zolla il giardino in cerca di scavi freschi che potessero nascondere abiti insanguinati o l’armadel delitto. Infine se ne sono andati, dopo quasi sette ore, portandosi via tre auto, due biciclette, computer, e tutti i possibili arnesi che possano corrispondere all’armadel delitto. Vale a dire, martelli, roncole, alari del camino, l’intera scatola degli attrezzi. La stessa cosa hanno fatto in casa Poggi, dove hanno anche effettuato prelievi sul cadavere.

Come spesso capita in questi casi, non sapendo cosa cercare e dove, gli esperti del Ris dei carabinieri hanno portato via di tutto. Come si può capire, una massa enorme di materiale che necessiterà di giorni e giorni per un accurato esame. La giornata di ieri invece si è aperta con un vertice in procura a Vigevano tra il magistrato e i carabinieri i quali, subito dopo, hanno ripreso gli interrogatori. Per prime sono state nuovamente sentite Stefania e Paola Cappa, 23 anni, cugine della vittima. La prima per le ore in cui si è consumato il delitto ha fornito un alibi che si basa su una lunga chiacchierata al telefono con un’amica e una nuotata in piscina.

Ieri la famosa amica, che si trovava in vacanza, è stata rintraccia e convocata. Mentre si stanno ancora cercando riscontri presso l’impianto sportivo del paese. Paola invece ha cercato di fornire un quadro delle amicizie della vittima.

È forse l’unica insospettabile, per il semplice fatto che fatica a reggersi in piedi. Reduce da un incidente, ha la gamba destra immobilizzata e cammina con la stampella, inoltre soffre di anoressia e lei stessa ha raccontato di aver tentato il suicidio e di essere stata salvata proprio da Chiara.

Ma in caserma, con Stefania e Paola, si sono presentati anche papà Ermanno e mamma Elisabetta. Tutti volontariamente si sono poi sottoposti al prelievo della saliva, per la comparazione del Dna, e delle impronte digitali. Subito dopo sono arrivati anche i famigliari di Chiara, papà Giuseppe, mamma Rita e fratello Marco. In particolare a loro sono state chieste le impronte per poter così procedere, per esclusione, alla comparazione con quelle rilevate in casa Poggi.
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