«Teste di cuoio inglesi in Siria», la rabbia della Russia

«Teste di cuoio inglesi in Siria», la rabbia della Russia

Un nuovo bagno di sangue. Mentre la Russia ribadisce la sua contrarietà a qualsiasi opzione militare, un nuovo agghiacciante bollettino arriva dalla Siria, segno più che evidente che il regime non intende fermare la repressione contro i suoi oppositori: sono 126 i ribelli uccisi in una sola, ennesima, giornata di guerra in Siria. E 107 delle vittime della mattanza sono nella città di Homs, una decina delle quali bambini. «Scene spaventose», le ha definite il primo ministro inglese David Cameron, ma anche «inaccettabili» da parte di un regime che «sembra essere determinato a uccidere i propri concittadini».
Il premier britannico esorta la comunità internazionale alla risposta più dura possibile, eppure dopo il veto di Russia e Cina all’Onu - definito disastroso dal segretario generale dell’organismo Ban Ki-moon - per la risoluzione in cui si chiedeva al presidente Assad di farsi da parte, le Nazioni Unite continuano a muoversi come un pachiderma in attesa di trovare un accordo comune e i governi convinti che la strage vada fermata prendono iniziative unilatareli per aiutare i ribelli. Secondo il sito israeliano Debka, generalmente bene informato sui movimenti dell’intelligicence, truppe straniere sarebbero segretamente già coinvolte nella guerra civile siriana.
A Homs, cuore della rivolta contro il regime di Bashar el Assad a 162 km da Damasco, stanno operando truppe speciali britanniche e qatariote al fianco delle forze dell’opposizione, ha rivelato il sito citando fonti militari e dei servizi segreti. I soldati di Londra e Doha - specifca Debka - non stanno combattendo direttamente contro le truppe di Assad ma, finora, stanno svolgendo il ruolo di consiglieri tattici, gestiscono le comunicazioni dei ribelli e i rifornimenti di armi e munizioni dalla Turchia. I due contingenti stranieri hanno organizzato a Homs 4 centri operativi nei sobborghi di Bab Amro, Khaldiya, Bab Derib e Rastan. Una notizia che ha fatto saltare sulla sedia i vertici russi, con Mosca che si dice «allarmata», mentre Ban Ki-Moon tenta di avvicinare la Lega araba all’asse anti-Assad e fa sapere che il Consiglio di Sicurezza Onu si riunirà nei prossimi giorni per discutere la possibilità di una missione congiunta di Onu e Lega Araba in Siria
Intanto continua il pressing per fermare la strage. Il ministero degli Esteri libico ha dato 72 ore di tempo ai diplomatici siriani per lasciare il Paese, pochi giorni dopo aver riconosciuto il Consiglio nazionale siriano che si oppone al regime di Bashar al Assad, consegnandogli l’ambasciata siriana a Tripoli.

La Germania espelle quattro diplomatici siriani che lavoravano all’ambasciata di Berlino, dopo che due presunti agenti segreti - un cittadino siriano e un tedesco di origine libanese - sono stati accusati di aver svolto attività di spionaggio nei confronti di dissidenti siriani residenti nel territorio della Repubblica Federale.

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