Tettamanzi agli sfrattati: «Farò un miracolo»

Il Cardinale promette di aiutare i contadini di Valera di Varedo «sgomberati» dalla Curia

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Franco Sala

Povera Gaetana Agnesi e povera la sua benemerita idea di lasciare l’eredità ai bisognosi. Sembra una storia d’altri tempi, invece quello che è forse l’epilogo della vicenda è di ieri, anzi per la precisione, dell’altro ieri. Gaetana Agnesi, grande scienziata ed elogiabile benefattrice passa a miglior vita nel lontanissimo 1799. Prima di andarsene, decide di passare la villa, i 1.500 ettari di terreno e le cascine, che possiede alla frazione Valera di Varedo, all’ospedale Fatebenefratelli di Milano. Trascorre un secolo e i beneficiati, trasferiscono tutto il patrimonio immobiliare alla curia di Milano, la quale negli ultimi anni, eccoci a noi, decide di ristrutturare le malandate cascine. C’è un dettaglio difficile da trascurare: nelle case abitano una ventina di famiglie. Sono i discendenti dei contadini devoti alla grande scienziata che da lassù chissà cosa penserà di quello che sta avvenendo quaggiù. Sì, perché la curia prima di aprire il cantiere ha deciso di sfrattare le famiglie composte di uomini e donne di una certa età: i più giovani hanno spento almeno una settantina di candeline. Lunedì sera, il Cardinale Dionigi Tettamanzi, arcivescovo di Milano, arriva in visita pastorale proprio al rione Valera e la scaletta prevede che celebri una Santa Messa nella chiesetta ritagliata nel complesso, tra la villa nobile e le prosaiche cascine. Per i residenti, con il patema d’animo di dover fare fagotto dalle loro vecchie ma allo stesso tempo carissime cascine, l’occasione è d’oro. Possono confidare le preoccupazioni che gli hanno rubato la voglia di dormire direttamente a sua Eminenza. Si fanno qualche problema? Assolutamente no. La chiesetta è piena, molti sono costretti a restare fuori. Il Cardinale sta recitando l’omelia, quando Paolina Ravasi, 74 anni, professione sacrestana, figlia d’arte, sua madre era sacrestana, si avvicina all’Arcivescovo: «Eminenza – dice con tanto garbo in nome di tutti – la curia ci vuole sfrattare. La prego faccia qualcosa». Il cardinale rinuncia ad un tripudio di dichiarazioni, evita proclami, rinuncia alla pioggia di assicurazioni e sussurra nell’orecchio della donnina: «Vedrò di fare un miracolo, perché questo non avvenga». Poche parole che confortano. Poche parole che danno una speranza. La messa riprende, quindi parte la processione religiosa. Nessuno fa più caso agli stendardi esposti, alle proteste che ci sono scritte sopra. Qualcuno fischia il sindaco Sergio Daniel, responsabile, secondo alcuni, di non aver preso troppo a cure il problema. Un paio d’anni fa, per le venti famiglie, che ancora oggi sono grate a Gaetana Agnesi, era già arrivato l’incubo dello sfratto. Qualche santo del paradiso, ha fatto sospendere l’esecuzione del provvedimento. Ancora, un paio di mesi fa, inflessibili ed austeri funzionari inviati dalla Curia, si erano presentati dagli anziani della Valera, con l’intenzione di fargli firmare un documento col quale s’impegnavano a rinunciare al diritto di abitare le malandate cascine.

Nessuno aveva sottoscritto la carta. Meglio, molto meglio, si sono detti i discendenti dei devoti contadini di Gaetana Agnesi, aspettare l’arrivo del Cardinale Tettamanzi. Detto e fatto. Ora cosa aspettano? Chiaro, il miracolo.

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