«Quando manca la casa, luomo è come un liquido senza recipiente». Parole di don Primo Mazzolari, sacerdote molto impegnato nella lotta alle ingiustizie sociali, contestato anche allinterno della Chiesa, morto cinquantanni fa e ricordato dal cardinal Tettamanzi nellomelia di ieri durante la messa celebrata a Bozzolo, paese del Mantovano di cui il sacerdote fu a lungo parroco.
Larcivescovo torna così su uno dei temi che lo toccano di più, la necessità di dare un tetto a coloro che sono in difficoltà, tanto più a causa della crisi. «Cè bisogno di alloggi per le famiglie più che di residenze di lusso» lappello dellarcivescovo lanciato lo scorso Venerdì Santo. Questa sera allInfedele di Gad Lerner sarà trasmessa unintervista al cardinal Tettamanzi che tocca lemergenza disoccupazione, prospettando soluzioni che vanno dalla redistribuzione del reddito ai «salari giusti».
Il giorno di Natale del 1948 a Milano tre persone erano morte di freddo. Fu allora che don Primo parlò della casa come del recipiente per il liquido umano, sottolineando i rischi che nascono dalla povertà dei senza dimora: «Un popolo che non ha casa per raccogliere la sua vita, custodire i suoi amori, riposare la sua fatica, presto diventa una massa o unorda».
E ieri Tettamanzi, citando don Primo Mazzolari, ha ricordato anche liniziativa del cardinale Schuster «di dare casa ai senza tetto della sua città». Di più, perché il cardinale Schuster «davanti ai bisogni di questi poveri disse: Cedo volentieri lanello episcopale che porto al dito». Osservava ancora don Primo: «I milioni valgono se diventano carità, ma lanello episcopale mi pare la pietra di gran prezzo di cui parla il Vangelo».
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